Il 1° novembre 1972, a Venezia, muore a 87 anni il poeta Ezra Pound. La salma viene portata all’isola di San Michele e qui sepolta nel settore evangelico dell’omonimo cimitero; un’aiuola erbosa e la lapide in marmo, su cui sono incisi nome e cognome, vicina alle tombe, settore ortodosso, di Sergej Djagilev, l’impresario teatrale, ideatore dei Balletti russi, e il compositore Igor Stravinskij. In quella Venezia a lui tanto cara e che lo vede in straordinarie fotografie con il cappello a tesa larga, il mantello e il bastone da passeggio, il volto aquilino, un reticolo di rughe simili a trincee di indomita battaglia, a volte stringendo per mano Patty Pravo, allora bimbetta; vi era giunto la prima volta poco più che ventenne, nel 1908, e vi aveva scritto la prima raccolta edita dal titolo ‘A lume spento’, tratto da un verso del Purgatorio di Dante. «Rendi forti i vecchi sogni – perché questo nostro mondo non perda coraggio», un invito, un monito, premessa e promessa mantenuta tutta la vita, sigillo di tutta la sua opera.
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