L’onda lunga inaugurata nel 1978 con la legalizzazione dell’uccisione del bimbo nell’utero materno attraverso la legge n. 194, sta conoscendo, in questi ultimi anni, un’accelerazione tanto pericolosa, quanto vergognosa, per una società e uno stato che si fregia del titolo di ‘civile’. Da sempre, è patrimonio culturale comun, che la prima condizione per valutare la civiltà di una comunità sociale è quanto questa sia disposta a investire nella difesa dei suoi cittadini più deboli, fragili, vulnerabili. Garantendo, prima di tutto e innanzitutto, il diritto della vita. Purtroppo, sta accadendo esattamente il contrario: trionfa il diritto del più forte, di chi più alza la voce, di chi ha più dollari o euro in tasca, di chi – cavalcando il nuovo dogma dei cosiddetti ‘diritti civili’ – sottomette ogni veicolo informativo e comunicativo, imponendo un ‘pensiero unico’ che sovverte i valori e principi su cui si fonda la storia e la tradizione dei popoli, in particolare del nostro popolo italiano.
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Chi ha paura della ‘vita’? Intervista a Jacopo Coghe (con buona pace di Fedez)
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