L’Italia degli spaghetti, delle sagre, del buon cibo, del turismo enogastronomico è stata colpita duramente con la pandemia. Su di essa si è abbattuto un vero e proprio tsunami che ha pure travolto, nel suo violento passaggio, molte aziende agricole, per lo più a carattere familiare, motori indiscussi di questo già fiorente settore.
L’agricoltura italiana, la piccola e grande agricoltura italiana, soffre e lascia sul campo devastato, pezzi importanti, i migliori dei quali, manco a dirlo, sono nel mirino di multinazionali pronte a fagocitarli. Il cibo Made in Italy continua a tirare con la stessa forza di sempre ma viene gestito, vieppiù, da operatori non autoctoni, non necessariamente perché di altra nazionalità, ma soprattutto perché più attenti ai margini di guadagno che non agli standard di qualità. L’Italia è l’emblema del mangiare sano e genuino, da millenni, ma, di anno in anno, con i cibi precotti, le salse pronte e l’aggiunta di additivi vari, va degenerando e si sposta verso una cucina molecolare sempre più bella all’apparenza e sempre meno genuina.
Autore
Ugo Timpanaro

Ugo Timpanaro
Agronomo ricercatore nel settore dei cereali, operatore in agricoltura biologica con la passione di agricoltore, insegnante di tecnologia e scienza degli alimenti.