Molti giornalisti sportivi sembrano ormai più interessati allo scoop sul personaggio sportivo inteso quale VIP piuttosto che alle sue prestazioni atletiche o alla notizia scomoda. Un appiattimento generale sembra aver pervaso le redazioni sportive. Noti che vi sia una sorta di abbassamento del livello qualitativo giornalistico sportivo italiano?
A mio avviso, è piuttosto evidente un forte scadimento della qualità del giornalismo sportivo italiano, che da anni sto denunciando, anche alla luce della mia carriera in cui – tra 5 anni trascorsi nella redazione del Corriere dello Sport e 25 anni in forza a Mediaset – ho maturato una certa esperienza per poter esprimere questo giudizio. Questo abbassamento qualitativo è innanzitutto dovuto a un motivo strutturale: la digitalizzazione del giornalismo – tra giornali online e app delle maggiori testate – ha portato a una minore domanda di qualità giornalistica. In poche parole, il merito della qualificazione giornalistica è stato spazzato via perché gli editori oggi vogliono dai giornalisti molta quantità in termini di produzione di articoli e grande flusso di informazioni, la cd. massa critica, che genera clic, visualizzazioni e condivisioni. Di conseguenza, le notizie diffuse sono sempre meno verificate in questa corsa folle alla prossima notizia. È sotto gli occhi di tutti: la digitalizzazione ha portato una quantità smisurata di notizie rispetto a quella di un quotidiano sportivo cartaceo. E nella corsa alla quantità, si perde la qualità. Così, al giornalista non si chiede più l’agenda ampia e profonda, con i contatti esclusivi, bensì lo si porta a copiare e incollare informazioni di altri, molto spesso non verificate.