Il ritratto dell’Islam e dei suoi fedeli dipinto dai mistificatori media occidentali è impietoso: sembra che ogni musulmano sia un invasato accecato dall’odio verso l’Occidentale, che non vuole sentirne di convivere in pace con altre culture e religioni e il cui unico scopo è convertire l’infedele. Sul presupposto che all’interno dello stesso Islam vi sono migliaia di diverse provenienze, sensibilità e interpretazioni del Sacro Corano – da cui dipende anche il contegno sociale – ci puoi dire come il Musulmano è chiamato a vivere anche insieme a chi non professa la sua fede o, piuttosto, non ne professa alcuna?
Nel Nome di Dio Clemente e Misericordioso. Per comprendere come il musulmano sia chiamato a vivere in questa, ma anche in altre situazioni e contesti, è necessaria una premessa. Al di là di quella che è la sua scuola, corrente e cultura di provenienza, due sono le fondamentali fonti che originano e stabiliscono la dottrina, la prassi, l’etica e il sentiero spirituale di ogni musulmano: il Sacro Corano e la vita e condotta del Profeta Muhammad.
Il Sacro Corano dice: “Dio non vi proibisce di essere buoni e giusti nei confronti di coloro che non vi hanno combattuto per la vostra religione e che non vi hanno scacciato dalle vostre case, perché Dio ama coloro che si comportano con equità. Dio vi proibisce soltanto di essere alleati di coloro che vi hanno combattuto per la vostra religione, che vi hanno scacciato dalle vostre case o che hanno contribuito alla vostra espulsione.” (60: 8-9) Questo versetto ben evidenzia quale deve essere l’atteggiamento generale che i musulmani devono tenere nei confronti dei non musulmani.