Si può essere contrari all’aborto in Italia? Si può sostenere e manifestare liberamente gli argomenti che si ritengono validi contro la liceità dell’interruzione volontaria di una gravidanza? Quando nel 1978 il 70% degli elettori italiani bocciò il referendum abrogativo sulla Legge 194, il restante 30%, oltre a quella sfida storica, perse definitivamente anche il diritto di continuare a difendere la dignità di persona umana dell’embrione e del feto negli anni a venire? Non sono domande retoriche o astratte. Negli Stati di tradizione occidentale si moltiplicano segnali e fatti che indicano un graduale e costante restringersi degli spazi di tollerabilità politica, sociale e persino giuridica delle posizioni ‘pro vita’, frutto anche di una fortissima pressione proveniente dagli organismi sovranazionali come ONU e UE. Papa Francesco davanti al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede nello scorso gennaio, riferendosi proprio all’attività di tali enti, denunciò «una forma di colonizzazione ideologica che non lascia spazio alla libertà di espressione e che oggi assume sempre più la forma di quella cancel culture che invade tanti ambiti e istituzioni pubbliche».
Autore
Jacopo Coghe

Jacopo Coghe
Vicepresidente di Pro Vita & Famiglia Onlus, ha 37 anni, laureato in Lettere, è sposato da 12 anni e padre di 5 figli. Promuove la vita, la famiglia e la libertà educativa.
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Chi ha paura della ‘vita’? Intervista a Jacopo Coghe (con buona pace di Fedez)
da Jacopo Cogheda Jacopo CogheSiamo davanti ad un assalto totalitario contro gli istituti che hanno da sempre caratterizzato le civiltà e sembra che tutte le categorie religiose, morali, sociali e culturali debbano essere invertite. C’è ancora…