Le forti e inesorabili perturbazioni in ambito geopolitico ed economico generate dalla crisi pandemica e dal conflitto ucraino condurranno a una totale ridefinizione degli assetti in campo, i cui effetti non tarderanno a farsi avvertire: secondo il parere di autorevoli analisti, si procederà a passo spedito verso la fine della globalizzazione – per come la abbiamo conosciuta nel corso di questo ventennio – e si assisterà alla sua trasformazione in regionalizzazione con la consequenziale ridefinizione delle catene del valore e di perdita di egemonia da parte del dollaro.
Sul fronte asiatico, la Russia andrà sempre più incontro alla Cina. Circa le materie prime e, più in particolare quelle energetiche, si giungerà al pieno consolidamento della tendenza che li ha progressivamente mutati in veri e propri asset bellici, trasformandoli così in armi. Tale aspetto – unitamente all’esplosione della domanda di beni avutasi con la ripresa delle attività produttive e alla crescita dei prezzi dei permessi di emissione di CO2 all’interno del sistema europeo ETS – ha generato un considerevole aumento dei prezzi dell’energia i cui impatti, se non attenuati, potrebbero rivelarsi nefasti visto che i prezzi alti all’ingrosso si traducono in aumenti in bollette, sia per le famiglie che per le imprese.