Gli utili idioti dell’antifascismo

da Francesco Borgonovo

Non passa giorno senza che qualche illuminato editorialista o qualche politico schierato dalla parte del Bene ci ricordi che dobbiamo «fare ancora i conti col fascismo», o che bisogna «prendere le distanze dal Ventennio». Come era facile prevedere, tale ossessione già smisurata è cresciuta esponenzialmente dopo la vittoria elettorale della destra alle elezioni del 25 settembre 2022 ed è letteralmente esplosa quando Ignazio La Russa è stato scelto come presidente del Senato. Da allora, il martellamento mediatico sul pericolo nero si è fatto più insistente che mai.

I media progressisti hanno rimproverato a Giorgia Meloni di non aver sufficientemente condannato il fascismo nel suo discorso d’insediamento a Palazzo Chigi. E poi ancora le hanno rinfacciato di non aver pubblicamente deprecato la Marcia su Roma nel giorno del centenario, il 28 ottobre. Quindi gli editorialisti più acuminati hanno preso d’assalto La Russa, stuzzicandolo sulla sua eventuale partecipazione alle celebrazioni del 25 aprile (per altro mezzo annunciata nel giorno dell’elezione al Senato). La Stampa gli ha posto la fatale domanda in un’intervista, e La Russa ha risposto in maniera piuttosto chiara: «Dipende. Certo non sfilerò nei cortei per come si svolgono oggi». Da qui, il titolone del quotidiano torinese: «Non celebrerò questo 25 aprile», frase virgolettata attribuita appunto a La Russa. Per riflesso condizionato, l’allora segretario del Partito Democratico Enrico Letta si è precipitato a dichiarare che il presidente del Senato «divide l’Italia» e che il governo di destra «fa paura». Per rendere più truculento il quadretto, Letta ha chiamato in causa il manipolo di nostalgici che si è dato appuntamento a Predappio, paese natale di Benito Mussolini, per celebrare la Marcia su Roma con ampio sfoggio di saluti romani, ovviamente immortalati con gusto da cameramen e fotografi.

Con protagonisti e dettagli differenti, questo tipo di teatrino si è ripetuto infinite volte negli ultimi decenni, e potrebbe essere facilmente liquidato come polemica patetica alimentata da una sinistra in crisi d’identità e priva d’argomenti. Forse però è il caso di provare a volare appena più alti, al di sopra delle parti. In fondo, proprio per il loro carattere posticcio di messa in scena, le scaramucce verbali tra La Russa e Letta sono decisamente poco rilevanti. Più rilevante, invece, è il tema dell’antifascismo e del suo significato attuale.

In Italia i conti con il fascismo, al di là dei luoghi comuni giornalistici, sono stati fatti abbondantemente. Ma i conti con l’antifascismo non sono stati fatti mai. A sinistra è considerato l’ultimo valore capace di unire, mobilitare ed entusiasmare, da qui la sua sacralità. A destra è guardato come si guarda una pistola puntata, un’arma pronta da scaricare alla bisogna. In entrambi i punti di vista c’è della verità, che però non basta a esaurire il fenomeno […]

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