Nella regione del Donbass, da qualche tempo, c’è anche un po’ d’Italia. E non si tratta delle armi pedissequamente fornite a Kiev dal governo italiano, ma di un parco giochi per bambini costruito nella città di Alchevsk, grazie al contributo dell’associazione di volontariato Vento dell’Est (VdE). Una goccia nell’oceano? I volontari di VdE raccontano il loro ambizioso progetto.
D. Qual è lo scopo di “Vento dell’Est”?
R. L’associazione ha come primo scopo quello di trasmettere un importante messaggio ai residenti del Donbass: ci sono cittadini italiani che non sostengono le posizioni ucraine né l’atteggiamento bellicoso del governo italiano. I volontari vogliono dare voce alle persone che invece desiderano offrire un sostegno concreto alla popolazione colpita dalla guerra, costruendo un ponte di solidarietà attraverso attività solidali e missioni umanitarie.
D. Che tipo di attività organizzate?
R. Ad agosto 2023 abbiamo visitato la regione di Lugansk, ed è stato bellissimo vedere tanti bambini divertirsi all’inaugurazione del nostro parco giochi. Non è la prima volta che Vento dell’Est organizza missioni umanitarie in questi territori. Già nel 2022 abbiamo consegnato aiuti ai residenti di Lisichansk e Severdonetsk, le ultime due città della regione di Lugansk ad essere state liberate dai russi, mentre questa volta ci siamo recati a Rubezhnoe, dove abbiamo donato giocattoli e materiale didattico ai bambini, rientrati a scuola in questo mese dopo quattro anni di chiusura forzata a causa di Covid e guerra, e pane fresco agli ospiti, soprattutto anziani, del locale centro profughi dove trovano rifugio tutti coloro che hanno avuto la propria abitazione distrutta dai bombardamenti. Con questi piccoli gesti oltre ad aiutare chi soffre, in particolare bambini e anziani, vogliamo anche dimostrare che dall’Italia non arrivano solo armi per il regime di Kiev, ma anche aiuti alla popolazione civile.

D. Oltre al volontariato, la vostra Associazione ha anche lo scopo di lavorare sul piano dell’informazione?
R. Si. Seppur la presenza sul territorio di guerra rappresenti un gesto importante, sia per la percezione dell’Italia in Donbass, sia per tutti quegli italiani contrari alla formula delle “armi che portano pace”, Vento dell’Est si è prefissato un altro ambizioso compito: parlare di Russia e di Donbass in Italia. Infatti, in linea con le mode comunicative attuali, la polarizzazione dell’informazione ha fatto sì che in pochissimo tempo gli storici contatti tra il nostro paese e la Federazione Russa siano stati distrutti.
D. Perché pensate ci sia questa necessità?
R. Perché le notizie relative alla guerra in Donbass vengono spesso riportate in modo distorto e manipolato, contribuendo a creare una percezione errata di ciò che succede nei territori in guerra. Quando torniamo dalle nostre missioni, i nostri sostenitori ci chiedono increduli come abbiamo fatto a ricevere il visto, se è davvero possibile arrivare a Mosca: i media italiani hanno volutamente allontanato la Russia dalle menti della gente, costruendo visioni torbide su un Paese moderno, civile, storicamente innamorato dell’Italia. Oltre all’attività solidale quindi, Vento dell’Est si muove anche nel campo dell’informazione, proponendosi di fornire una voce alternativa al pensiero unico dominante nei media mainstream e contrastare con forza ogni forma di russofobia.

D. E riuscite anche ad avere visibilità sui media ufficiali?
R. È uno dei nostri obiettivi infatti, a tal proposito, chi si occupa della parte più strettamente informativa, lavora per pubblicare sui media italiani anche alcune verità “collaterali” di questa guerra, quelle che nessun altro ha interesse ad approfondire. Andando sul posto, infatti, ci si rende conto che la guerra non è soltanto quella fatta con le bombe, ma ci sono tantissime conseguenze sul piano dei diritti umani, su quello del benessere psicologico, per non parlare del piano religioso ecc. che hanno bisogno di essere analizzate e testimoniate. “È nostro dovere in quanto cittadini dell’Europa non rimanere a guardare le sofferenze di questo popolo ignorate per lunghi nove anni.
D. Oltre alle missioni sui territori interessati dal conflitto e dalle attività di informazione e sensibilizzazione, VdE si caratterizza anche per un’intensa attività nelle città italiane…
R. Sì. Siamo convinti che l’informazione passa anche attraverso l’organizzazione di conferenze e incontri informativi. Con Vento dell’Est vogliamo svolgere un lavoro capillare in tutta Italia, dal nord al sud, per fare da eco alle voci della popolazione del Donbass. Per questo, siamo stati e saremo in ogni città d’Italia, con il sostegno di ospiti dal mondo del giornalismo, della politica, delle istituzioni, per raccontare l’altra faccia di questa guerra.
D. E dove sarete prossimamente?
R. Nei prossimi mesi sono state programmate più di dieci date: oltre alle testimonianze dei volontari, negli incontri saranno esposte le foto scattate nei 9 anni di guerra in Donbass dal giornalista Vittorio Rangeloni, reporter italiano trasferitosi a Donetsk. Una testimonianza toccante, che spezza lo spazio di insindacabilità costruito dalla macchina di disinformazione creata sul tema Donbass.

D. Ma perché VdE ha come obiettivo quello di rappresentare una voce dissonante sulla guerra in Ucraina? Ritenete ci sia un deficit di rappresentazione di questa posizione nel dibattito politico e culturale in Italia?
R. I volontari si rivolgono ai cittadini italiani per sensibilizzare anche sul ruolo dell’Italia stessa nel conflitto russo-ucraino. Bisogna fare una distinzione fondamentale: le posizioni di tutta la classe politica che presiede la maggioranza e l’opposizione in Italia e in Unione Europea, non rappresentano la volontà dei popoli d’Europa. I cittadini hanno subito un’imposizione economica, giustificata tramite un gaslighting collettivo, una manipolazione della percezione comune della realtà. Entrare nel conflitto ha comportato sì un barbaro spargimento di sangue, ma anche di soldi: l’Unione Europea ha letteralmente svaligiato i propri cittadini per sostenere i costi abominevoli di questa guerra. A questo proposito, Vento dell’Est ha organizzato sit-in e manifestazioni in piazza per dar spazio a tutti gli italiani che si oppongono all’invio di armi Kiev e alle sanzioni contro la Russia, le quali, di fatto, si sono rivelate uno stratagemma per riassettare corridoi di mercato, altrimenti difficilmente giustificabili.
D. Quindi non bisogna essere dei “putiniani” per mettere in discussione la narrazione dominante sul conflitto russo-ucraino…
R. No, affatto. Se non per spirito di solidarietà, almeno per buonsenso pratico, ogni italiano dovrebbe cominciare a porsi delle domande su questo conflitto.