La grande finanza, l’Occidente e la storia

da Marco Rossi

Quando oggi si parla di ‘complottismo’ in generale, si intende l’operazione culturale con la quale si tenta di stigmatizzare con un vero e proprio insulto il lavoro e l’opera di uno studioso, di un giornalista, di uno storico; il termine è usato costantemente per screditare intellettuali che si pongono domande ‘che non devono essere poste’ e per squalificare ricerche che hanno sollevato decisivi interrogativi ai quali il ‘politicamente corretto’ dei grandi media non è in grado di fornire risposte credibili. 
Intendiamoci: esistono anche settori della contro-informazione che forniscono teorie strampalate e ricostruzioni in gran parte fantasiose, le quali talvolta risultano persino essere finanziate dalla vulgata politicamente corretta che riporta la versione voluta dal regime politico attualmente al potere; in questo caso si tratta infatti di una raffinata lotta ‘occulta al predominio dell’informazione d’opposizione.

Ma, normalmente, il pesante stigma di complottismo ricade spesso sui lavori faticosi e generosi di molti intellettuali che cercano di svelare le contraddizioni laceranti della gestione del potere politico-economico dei nostri tempi. In questa prospettiva di lotta politica, che è anche testimonianza talvolta di una Weltanschauung diversa da quella accettata dall’Occidente odierno, sono fondamentali alcune riflessioni sulla natura della storia contemporanea che possono chiarire definitivamente la questione e risolvere alla radice il problema.

La prima nozione fondamentale che occorre assumere come una verità assoluta è che i complotti di natura politica, economica, religiosa e sociale sono la banale normalità della storia in ogni epoca: il complotto non è altro che un piano, un programma particolare, che non si ritiene opportuno o possibile rendere pubblico e che rientra nelle normali attività politiche degli uomini di tutte le latitudini ed etnie.

Veramente basterebbe rileggere attentamente Machiavelli o consultare qualsiasi opera di uno storico di alto livello per comprendere una tale ovvietà e su un tale fronte davvero gli esempi sarebbero infiniti: potevano forse divulgare i loro piani i carbonari che nell’Ottocento contribuirono al nostro risorgimento? E Cavour forse poteva parlare nel 1858 a Plombiéres con Napoleone III dei suoi progetti di insurrezione in Toscana e in Emilia e Romagna, per non parlare della progettata spedizione dei mille, con appoggio britannico, nel 1860?  E Lenin poteva parlare ai suoi collaboratori bolscevichi dei cospicui finanziamenti che gli vennero già qualche anno prima del 1914 dal II Reich di Guglielmo II, allo scopo di minare il trono russo di Nicola II? E, per restare alle intricate vicende della Prima Guerra Mondiale, che dire dei servizi inglesi che portarono all’assassinio di Rasputin, che volle far uscire dalla guerra la sua Russia tradizionale e ortodossa alla fine del 1916?

La nuda verità storica è che i complotti sono sempre esistiti e fanno parte della normalità delle vicende umane, ma qui occorre valutare l’altro aspetto che è in grado di chiarire definitivamente la questione. Mentre la storia antica soffre di una relativa scarsità di fonti e di testimonianze (si consideri che tutto l’insieme della letteratura greca e latina che oggi abbiamo si valuta che raggiunga a malapena un 10% di ciò che era stato scritto e pubblicato nell’età classica), la storia contemporanea soffre invece di una infinita varietà e ricchezza di fonti, a tale punto che per lo storico contemporaneo diventa essenziale sapersi districare e orientare tra una infinità di testimonianze. A questa caratteristica bisogna però aggiungere che nella storia più ci si avvicina all’epoca contemporanea, più i temi, gli argomenti e i problemi diventano incandescenti: infatti, se per le questioni delle guerre puniche si possono avere certo delle simpatie e predilezioni – ma certo non dei problemi di interessi politici ancora aperti – invece sul fascismo, l’antifascismo, i risultati geopolitici della Seconda Guerra Mondiale, il comunismo e il capitalismo si va a toccare ancora la sostanza del potere politico ed economico attualmente in azione. Questo spiega perché è molto difficile parlare pubblicamente e con serietà di aspetti della storia contemporanea, che se invece si potessero spostare nell’alto medioevo o nell’ellenismo avrebbero un interesse unicamente accademico o culturale. A ciò occorre però aggiungere un ulteriore determinante aspetto: si riesce a svelare i complotti e l’insieme dei retroscena degli avvenimenti storici quando si riesce a conoscere i documenti e le testimonianze reali e non semplicemente le produzioni delle varie propagande, anche se incrociate e contrapposte […]

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