Guerra alla guerra. Intervista a Gianni Alemanno (Comitato “Fermare la guerra”)

da Gianni Alemanno

Già sindaco di Roma, oltre che storico attivista e dirigente della Destra italiana, Gianni Alemanno è il portavoce del ‘Comitato Fermare la guerra’. Per alcuni una ‘trasformazione’ inaspettata, per altri il proseguimento delle battaglie di un tempo. Gianni, cosa puoi dirci di questa tua presa di posizione? Quando e con chi è nata questa esperienza?
Questa esperienza è nata il 27 maggio 2022 con un convegno intitolato appunto ‘Fermare la guerra’, che abbiamo organizzato con l’Associazione ‘Identità Europea’ e con il Centro Studi ‘Eurasia-Mediterraneo’ e a cui hanno partecipato personaggi del calibro di Franco Cardini, Marco Bertolini, Luciano Barra Caracciolo, Massimo Magliaro e Francesco Borgonovo. Volevamo reagire alla ‘propaganda di guerra’ che stava intossicando tutto il popolo italiano presentando questa guerra come lo scontro tra il bene (l’Ucraina e i suoi alleati occidentali) e il male (la Russia di Putin). Il riscontro ottenuto ci ha portato a lanciare un Manifesto che ha raccolto migliaia di firme e a costituire il Comitato come Organizzazione di Volontariato.

Indubbiamente questa presa di posizione è la diretta conseguenza sia delle nostre vecchie battaglie per l’indipendenza nazionale, organizzate dal Fronte della Gioventù negli anni ’80, sia della posizione sovranista che ho rappresentato quarant’anni dopo con il Movimento Nazionale per la Sovranità. Insomma chi si è sorpreso per questa ‘trasformazione’ conosce poco la mia storia.

L’intento del ‘Comitato Fermare la guerra’ è nel nome e non serve dunque ribadirlo. Ciò che interessa è, piuttosto, comprendere la linea politica che sta al fondo del comitato: il “neutralismo attivo”.

Parlare di ‘linea politica’ forse è eccessivo per il nostro Comitato monotematico: noi immaginiamo un’Italia proiettata nel ‘mondo multipolare’ che sta emergendo in questi anni; un’Italia che, anche senza uscire necessariamente dall’Unione Europea e dall’Alleanza Atlantica, prenda una posizione più autonoma e conforme al proprio interesse nazionale, meno ‘occidentale’ e più ‘mediterranea’ ed ‘europea’ (considerando che anche la Russia fa parte dell’Europa). Per questo chiediamo che l’Italia – anche in base alla sua Costituzione – abbandoni il ruolo di ‘cobelligerante in questa guerra e cerchi di salvare il popolo ucraino – vero agnello sacrificale di una tragedia costruita sopra la sua testa – non mandando altre armi ma promuovendo tavoli di pace e trattative. Per fare questo bisogna assumere una posizione di ‘neutralità attiva’, seguendo l’esempio della Turchia di Erdogan. L’Italia deve proporre un proprio piano di pace da condividere con gli altri Paesi europei – che da questo potrebbero trarre la spinta per ribellarsi alle follie belliciste della Commissione europea – e fare di tutto per imporre un ‘cessate il fuoco’ per cominciare una trattativa, certamente difficile ma sicuramente preferibile a una guerra interminabile.

A livello internazionale l’appiattimento dell’Italia su posizioni filo-americane e filo-Nato non sempre hanno giovato al Bel Paese: servirebbe forse acquisire una maggiore indipendenza e maturità internazionale?

Non sempre? Diciamo che l’appiattimento su posizioni filo-atlantiche, dopo la caduta del Muro di Berlino, non ha MAI giovato all’Italia. Pensiamo alle guerre del Golfo, ai bombardamenti in Serbia e all’attacco alla Libia… Questo appiattimento appariva come una necessità quando c’era la guerra fredda tra USA e URSS, ma oggi che sta nascendo un ‘mondo multipolare’, non c’è nessun motivo vero per chinare il capo di fronte a scelte atlantiche che colpiscono il nostro interesse nazionale, o per continuare a subire i diktat di una Unione Europea che, non solo ci mette sempre più all’angolo, ma ha sempre meno a che fare con i valori veri dell’Europa. L’Italia deve essere un ponte tra Nord e Sud nel Mediterraneo e tra Est e Ovest in Europa.

Le soluzioni proposte dal Comitato si discostano molto dalle scelte in politica estera del governo a guida Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, il quale si è apertamente schierato con l’Ucraina. Ti aspettavi qualcosa di diverso, condividendo riferimenti e una certa visione del mondo con la Destra di governo?

Certo che mi aspettavo – e continuo ad aspettarmi – un atteggiamento diverso. Innanzitutto di discontinuità con il Governo Draghi, un governo tecnico guidato da un banchiere cresciuto all’ombra delle banche d’affari americane che, proprio per questo, ha schierato l’Italia in prima linea in questo conflitto. Giorgia Meloni ha vinto le elezioni perché era l’unica opposizione a quel Governo e quindi, soprattutto sul tema centrale della guerra in Ucraina, deve portare la nostra nazione su posizioni diverse, anche per rispettare la volontà della maggioranza degli Italiani che, in tutti i sondaggi, si dichiara contraria all’invio di armi a Kiev. Poi, chi dice che la destra italiana è sempre stata allineata con le posizioni atlantiche, si dimentica il nostro vecchio slogan ‘alleati sì, servi mai’. In ogni caso queste sono sempre state le posizioni della ‘destra sociale’ che io ho rappresentato per tanti anni […]

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