Le maschere di Musk

da Chiara Soldani

In uno dei film più iconici di sempre The Mask – da zero a mito, un travolgente Jim Carrey interpreta i panni di Stanley Ipkiss, timido e goffo bancario vittima di continue vessazioni e denigrazione ad oltranza. Un timido e goffo bancario che però, svolterà la propria sorte grazie a un’eccentrica maschera: di verde brillante e sconfinato potere. Il protagonista darà sfogo alla sua fame di vendetta proprio verso chi tanto lo aveva umiliato. La figura di Carrey in The Mask, molto ricorda il nostro protagonista: Elon Musk alias The Mask, appunto. Un gioco di parole: dove una singola vocale stravolge il senso ma rivela una grande verità. L’imprenditore è una maschera poliedrica: depistante, criptica, irriverente.

Un Deus ex machina, un factotum di categoria: il tutto che (contraddicendosi) diventa il nulla e la negazione di se stesso. Proprietario e presidente di Twitter, fondatore/amministratore delegato e direttore tecnico di SpaceX, fondatore di The Boring Company, co-fondatore di Neuralink e OpenAI, CEO e product architect di Tesla. C’è da credere che si senta un Salvatore 2.0, con l’ambizioso obiettivo di «»migliorare il mondo e l’umanità». Personalità intricata e complessa, come un quadro di Picasso, dall’infanzia non convenzionale. Figlio di una dietologa e modella canadese e di un ingegnere elettromeccanico, pilota e navigatore sudafricano. Una vita familiare turbolenta, condita dal rapporto molto conflittuale col padre, Elon è un nerd puro: appassionato di sistemi informatici e videogames, sarà (esattamente come lo Stanley di The Mask), vittima di bullismo. Internet, energia rinnovabile ed esplorazione dello Spazio: sarà questa la triade ispiratoria che lo accompagnerà. Il web è quello che i giapponesi definirebbero ‘Akai ito – il filo rosso del destino’: la sua carriera comincia fondando un’azienda col fratello. È la Zip2, che si occupa di software web. Nel 2002 fonda, con foga inarrestabile, la SpaceX.

Ma non è ancora questa la sua svolta: sarà infatti Tesla (la cosiddetta ‘macchina del futuro’) a regalare la fama internazionale da lui tanto ambita. Iconiche le foto che lo ritraggono, con annessa posa trionfante, nella fabbrica californiana di Fremont. Un modus vivendi e operandi decisamente tentacolare: Elon Musk proviene da una ‘cultura del lavoro’ di stampo capitalistico, alienante anche sotto il profilo umano. A riprova di ciò, celebre la frase rivolta ai dipendenti Tesla: «welcome to production hell – Benvenuti all’inferno della produzione». Un Giano Bifronte anche nell’ambientalismo: stile di vita poco ecosostenibile che, però, si scontra con i suoi finanziamenti ingenti alla compagnia Solar City. Il rapporto che intercorre tra il guru e la materia ambientalista è tutt’altro che chiaro: gli attivisti nutrono un odio atavico nei confronti dei suoi 4 jet privati. Nel 2020, inoltre, i green tedeschi si sono scagliati contro Musk bloccando la costruzione di un nuovo stabilimento (che avrebbe comportato il disboscamento di un terreno equiparabile a 150 campi da calcio). Sotto l’occhio del ciclone anche l’interesse dello stesso verso l’estrazione di nichel in Indonesia: operazione che comporta deforestazione e inquinamento delle acque. Il nichel rappresenta una preziosissima risorsa per costruire auto elettriche. Da non tralasciare, anche, i dati fattuali: come i danni all’ambiente causati dai test di lancio di SpaceX […]

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