(CONTRO)KULTUR. Dall’Egemonia culturale al politicamente corretto: quale spazio per l’informazione alternativa? (Milano, 20 maggio 2023)

da FUOCO

Il politicamente corretto nuoce gravemente alla salute! Ma esistono ancora degli spazi per rompere la “cappa” (mefitica) del pensiero mainstream?

La risposta è sì, ma per farlo manca anzitutto una (Contro)Kultur, cioè una visione, un progetto, una rete. Facile a dirsi. Perché queste tre paroline magiche – visione, progetto, rete – non si costruiscono con una conferenza né con gli slogan: servono anni, impegno, metodo. A Sinistra, invece, la tesi dell’egemonia gramsciana, e quindi del dominio e dell’occupazione della cultura, l’hanno capita da almeno 70 anni a prescindere dal fatto che l’abbiano poi utilizzata per obiettivi decisamente diversi da quelli auspicati dal suo padre nobile, Antonio Gramsci: acquisire prebende e posizioni di rendita e di potere per sé e i propri fidi adepti. Poco conta che oggi gli eredi di punta di Gramsci siano, a ben vedere, Fedez o i Maneskin e non gli intellettualoni (titolati) di un tempo che fu. Segno dei tempi. 

È molta la strada da recuperare, ma la frammentazione e l’implosione di ogni ideologia, e collateralmente l’indebolimento (non la sconfitta!) di ogni struttura para-partitica operante nel settore della cultura, apre comunque degli spazi. Proprio di tutto questo parleremo Sabato 20 maggio all’incontro “(Contro)Kultur: dall’egemonia culturale al politicamente corretto”, discutendone con Roberto Giacomelli, psicanalista e naturopata, formatore di difesa psicologica e combattimento reale, già maestro di sport da combattimento. L’appuntamento per tutti è per sabato 20 maggio, ospiti di “Il Presidio”, nella sede di Piazza Aspromonte 31 a Milano.

Nessuna certezza sul poter rovesciare le sorti della partita – o almeno, non subito, non oggi – ma delle possibilità e delle modalità per iniziare a farlo sì, ci sono. Pensiamo, per esempio, alla possibilità di occupare degli spazi lasciati sempre più scoperti dal nemico, come il presidio della carta stampata e dell’informazione reale e di prossimità e scampare al dogma della comunicazione (solo) virtuale. “FUOCO” è proprio – senza falsa modestia – uno di questi (piccoli, ma tenaci!) tentativi. Come tanti altri, del resto, anche come territori e sedi che resistono all’avanzare del pensiero unico. 

L’esigenza di andare oltre le categorie imposte dalla narrazione dominante, spingendosi oltre la dicotomia del bene/male imposta dal mainstream/politicamente scorretto, è quella di riuscire a cercare una via in grado di rompere i cliché e farci trovare esattamente dove l’avversario non si aspetta di trovarci, riprendendoci spazi e modalità di contatto lasciate sguarnite dal nemico.

Ma senza rinunciare alla nostra identità, anzi, liberandosi dalle zavorre di esotismi e originalismi vari per tornare ad affermare i capisaldi della nostra Tradizione. 

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