GUERRA E/È PACE

da Redazione

Se il 7 marzo del 2020 la storia recente entrava in una nuova, drammatica e inquietante fase di gestione del potere da parte delle oligarchie globaliste, ove si sarebbe dato inizio a sperimentazioni di controllo sociale finalizzate a creare il ‘mondo nuovo’ e a soffocare qualsiasi forma di dissidenza (anche pacifica), il 24 febbraio 2022, data di inizio ‘ufficiale’ del conflitto russo-ucraino, tale fase è stata rinnovata e consolidata. 
Infatti, per quanto appaiano distanti i due eventi, la direzione è sempre la medesima: imporre l’unica e incontestabile verità. La loro. Quella narrazione di fatti semplificata, dove i buoni – i ‘custodi della salute’, prima, e i ‘custodi dei valori occidentali’, ora – attribuiscono patenti di legittimità, formulano liste di proscrizione, censurano e silenziano a loro piacimento, a seconda della conformità o meno al pensiero dominante.

Dinanzi alla tragedia nel martoriato territorio ucraino, in cui la popolazione è vittima strumentale dell’attuale ‘gioco al massacro’ e gli interessi in campo non sono certo l’indipendenza o la democrazia del Paese a guida comica, il problema della ‘narrazione a senso unico’ potrebbe sembrare secondario; eppure, così non è. Da un lato, perché l’imposto ‘lockdown del pensiero’ conferma la nuova e aggressiva strategia con cui i centri di potere formano l’opinione pubblica e orientano le masse, sempre più inebetite e instupidite, prive di autodifese di fronte al soverchiante bombardamento dell’informazione unilaterale, ove tutti i media ufficiali sono allineati nel raccontare la storia dei buoni. Dall’altro lato, perché il ‘lockdown del pensiero’ alleva pecore confinate in pascoli recintati, senza spirito critico. E quale futuro è riservato ai servi mansueti del Sistema, se non essere la prossima ‘carne da macello’?

Per restare sul suolo patrio, chissà se l’italiano medio si renda minimamente conto che la propria libertà non è (solamente) consumare al ristorante il pranzo della domenica, al fine di alleggerire una settimana votata a rincorrere uno stipendio che a mala pena fronteggia l’inflazione galoppante, causata da una gestione dell’emergenza (prima pandemica, ora di guerra) funzionale a garantire interessi altrui, ignorando prospettive, economiche e sociali, a dir poco devastanti. Come si fa a essere ciechi, sordi e muti dinanzi alle pseudo-favole relative al conflitto in corso, quotidianamente raccontate dai media e convintamente argomentate dai governanti, in barba a qualsiasi minima decenza e coerenza, a discapito di uno scenario molto più complesso del riduzionistico binomio aggressore – Putin, l’imperialista improvvisamente impazzito – e aggredito – Zelensky, l’eroe e il grande statista, il democratico europeista? 

Ci raccontano che è per colpa di Putin se siamo coinvolti in un evento dai risvolti drammaticamente imprevedibili, sul bordo di un precipizio; tuttavia, la storia recente racconta patti e accordi geopolitici traditi, colpi di stato colorati, minoranze continuamente vessate o altrimenti uccise, atteggiamenti ostili e provocatori, contrari a qualsiasi logica diplomatica necessaria per garantire assetti pacifici. Oppure, ci raccontano che è per raggiungere la pace che dobbiamo fare sacrifici, spegnere condizionatori e riscaldamenti, sostenendo un costo della vita che annienta la classe media e, in una paradossale iperbole logica, inviando armi per svariati miliardi di euro agli aggrediti: potere del peacekeeping! Poi, definiscono ‘sacrosanta’ la campagna russofoba scatenata a ogni livello, in un vortice di cancel culture dagli effetti irreparabili e incompatibili con qualsiasi scenario geopolitico pacifico, stabile e duraturo. A meno che, per ‘scenario’ non si intenda un solo mondo, una sola potenza e una sola lingua: quella globalista che – da Schwab a Biden, a Von Der Leyen – è disposta a tutto pur di sconfiggere i nemici di quel mondo nuovo.

Pertanto, se scaviamo negli inconfessabili motivi che si celano dietro a una guerra per definizione e specificità molto più complessa di quella che sembra, motivi omessi dalla propaganda che fornisce al grande pubblico una rappresentazione unilaterale, scopriamo che il conflitto non ha in Putin il solo responsabile, visto il ruolo ripetutamente provocatorio svolto dagli USA e della NATO. Qualcuno l’ha definita una guerra per procura e così è, considerato che l’Ucraina, coi suoi migliaia di morti, feriti e sfollati, intere città devastate e un paese al collasso, è la prima vittima designata. Da un lato, il falso e ipocrita sostegno USA – NATO – UE, volto ad armare e sostenere Kiev con l’obiettivo di espandere l’Alleanza atlantica (nata per ‘scopi difensivi’, come in Serbia nel 1999, quando bombardò deliberatamente un Paese sovrano) e indebolire la Russia. Dall’altro la Russia stessa, la cui rabbiosa reazione è figlia di un fatale errore di valutazione: essersi fidata di patti (anche scritti) che avrebbero mantenuto l’Ucraina neutrale e la NATO lontana dai suoi confini e dalle storiche sfere di influenza.

Ma non è tutto, poiché l’impero del dollaro o, se preferite, l’Occidente a guida anglosassone, all’interno del quale l’UE svolge un ruolo totalmente subalterno, ha dimostrato di non accettare la possibilità di un fronte alternativo al proprio dominio globale e così, dinanzi a Stati coraggiosi che non si allineano costruendo diverse alleanze e collaborazioni politiche, economiche o militari (come i BRICS, la Siria e l’Iran), scatena la sua strategia aggressiva e divisiva: colpi di stato e guerre civili, applicazione delle terroristiche sanzioni, utilizzo delle bombe umanitarie, il tutto al fine di rovesciare regimi non graditi e affermare il modello di democrazia funzionale ai propri ed esclusivi interessi. Di fronte a tale contesto, la Russia ha assunto un ruolo da protagonista nell’opposizione al blocco atlantista e, stando alle affermazioni del suo leader, tale opposizione abbraccia la più ampia visione del mondo: la Russia quale katéchon e ‘scudo’ che protegge dalle forze apocalittiche del caos, distruttrici della spiritualità alla base di ogni vivere normale.  Dunque, se nel marzo del 2020 la storia si è fermata poiché una umanità terrorizzata è stata soggiogata alla formula recante ‘mascherina-chiusura-vaccino-green pass’, dal febbraio 2022 la storia è stata cancellata; la rappresentazione della realtà non risponde più a criteri di verità e giustizia, ma è frutto dell’affermazione ideologica che non ammette alternative alla visione dominante. ‘Fuoco’, rivista ontologicamente contraria al politicamente corretto, vuole analizzare attentamente il contesto e, nel porsi domande e dare risposte, aiutare chi non vuole portare il ‘cervello all’ammasso’. Occorre costruire argini a difesa del pensiero libero e indipendente e, facendo ‘rete’ attraverso rapporti e collaborazioni, costruire una massa critica capace di non opporsi agli schemi convenzionali imposti.  

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