Nel corso degli ultimi anni sono sorti diversi movimenti cosiddetti “anti-sistema”, che sono riusciti a portare in piazza i cittadini scontenti della politica. In principio furono i girotondi, poi venne il Movimento 5 Stelle ed infine, passando per le sardine, si è arrivati agli attivisti ambientalisti di “Ultima Generazione”. Questi movimenti, che non risulta abbiano grandissimo seguito numerico nella pubblica opinione, sono comunque riusciti a conquistarsi spazi cospicui nelle televisioni e conseguente grande notorietà.
Si pensi per esempio alle sardine che, nonostante abbiano ripetutamente smentito loro possibili intrecci con la politica, avevano per un certo periodo monopolizzato il dibattito pubblico, salvo poi praticamente scomparire nel nulla. Oppure alla paladina dell’ambientalismo Greta Thunberg, che è stata ricevuta dalle personalità più importanti del pianeta. Oltretutto in alcuni casi tali movimenti, che hanno nelle loro azioni causato danni danni all’ambiente e all’arte, stanno invece cercando oggi di propinarci rimedi salvifici.
Tornando ai media, bisogna chiedersi come è possibile che i movimenti in questione, che si dichiarano spontanei (e quindi non finanziati da enti esterni) riescano ad occupare uno spazio cosè importante nel circuito mass mediatico. Il mainstream non ha mai fatto sconti a nessuno e quelle rare eccezioni in cui sono nati movimenti veramente spontanei, questi ultimi sono sempre stati definiti complottisti o, nel migliore dei casi, espressioni di folklore. E il risultato in questo caso è la delegittimazione di ogni tipo di dissenso.
Inoltre accade spesso che alcuni tipi di proteste vengano fomentate dal circuito mediatico stesso e si alimentano mettendo in atto una finta contrapposizione. E non appena le stesse avranno ricevuto la giusta dose di consenso, torneranno su posizioni via via più mansuete, moderate e conformiste rispetto ad un sistema che, tentando di rifarsi una propria verginità, mette in campo forme sempre più sottili di condizionamento.
Ultimamente stiamo assistendo a sempre più numerosi atti di vandalismo sui monumenti ed opere d’arte in nome dell’ambiente: si tratta soltanto dell’ultima trovata di un sistema in crisi che, utilizzando come “strumenti” gli attivisti ambientalisti, fa leva sul diffuso disfattismo evocando scenari apocalittici degni di un romanzo distopico.
L’idea sembra essere quella di diffondere sempre di più, attraverso una reiterata ed asfissiante propaganda, sentimenti di paura che in certo modo annichiliscono la gente rendendola malleabile e convincendola a rinunciare alle proprie libertà personali in cambio del godimento di una finta sicurezza che proprio il sistema pare garantire. L’utilizzo sistematico della paura (che, come abbiamo già sottolineato, essi mirano a diffondere) infatti, è una delle colonne portanti mediante le quali il sistema, in barba ad ogni codice etico, detta la sua agenda.
Ecco perché si può a nostro avviso tranquillamente dire che certi movimenti ambientalisti di oggi non sono altro che gli apripista che preparano il terreno all’attuazione di provvedimenti tanto impopolari quanto dirigisti.
Le soluzioni ai problemi che i movimenti in questione chiedono di affrontare sono dunque servite: la dismissione delle auto a diesel e a benzina a partire dal 2035 (con un danno notevole per l’Italia ed il suo conseguente assoggettamento geopolitico alla Cina) e la direttiva europea sulle case green.
Dire quindi che sia tutto parte di un disegno complessivo al quale prendono parte sia i cosiddetti ambientalisti sia il sistema che essi dichiarano di voler contrastare a ben vedere sembra tutt’altro che complottista. Basta far caso al fatto che sono proprio i movimenti di cui sopra che, attraverso i volti più o meno spendibili che mettono in prima linea a rappresentarli, tentano di plasmare le nuove generazioni e dettare l’agenda politico-istituzionale presente e futura. Non dobbiamo lasciarglielo fare.
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