Tradizione. Un concetto questo spessissimo nominato da tutti quelli che intendono farne la base per le loro scelte ideali, da tradurre in azioni quotidiane e concrete. Ma che cos’è la tradizione? Qual è in altre parole la sua reale e concreta definizione?Con la sua efficace ed efficiente capacità descrittiva, completa ed al contempo sintetica, Mario Polia affronta questo fondamentale argomento in un agile e bellissimo volume pubblicato da Cinabro Edizioni. Il saggio, nel cui titolo vi è già una parziale risposta alle domande che ci siamo posti all’inizio, si chiama appunto Tradizione è militanza. Ed è stato pensato e scritto per aiutare i “militanti” (categoria oggi quantomai apparentemente estinta) nel loro difficile ma comunque entusiasmante percorso. Ma non solo, perché la lettura dello stesso può senz’altro essere utile ed interessante anche per quanti intendono semplicemente accostarsi ad un mondo che incuriosisce ed appassiona.
Il breve ma intenso volume vuole essere “un breviario di fede e di lotta”, che si articola in “parole chiare, dirette e semplici, forgiate dalle battaglie, dalle intuizioni e dalla testimonianza di una vita autenticamente consacrata alla Tradizione”. Una vita che è quella di Polia ma anche – è questo, riteniamo, l’auspicio dell’autore e dell’editore – di tutti coloro che, ispirati dal messaggio che le sue pagine trasmettono, lo seguono e lo seguiranno nel percorso di formativo approfondimento che propone.
Il punto di partenza del lavoro di Polia è il fatto, per nulla scontato, che non è detto che tutti coloro che si dedicano all’impegno metapolitico sappiano rispondere in modo appropriato alla domanda “cos’è la Tradizione”, anche se – sottolinea giustamente l’autore – tale questio dovrebbe essere preliminare per chi milita appunto in nome della Tradizione. È però anche vero che molti, in particolare coloro che appartengono alle giovani generazioni, intraprendono il percorso suddetto per scelte istintive.

Eppure, è fondamentale, dato per assodato che “il militante è colui che combatte per Amore”, che egli entri in profondità della radice della sua scelta. Perché non può “amare ciò che ancora non conosce ma da cui è magneticamente attratto”. Perché, scrive ancora Polia, “non si sceglie la tradizione – il mos maiorum cui appartenere e al quale attenersi per operare le proprie scelte di vita – affidandosi a criteri sentimentali o intellettuali: lo si accetta, lo si fa proprio e lo si segue per dovere di fedeltà verso i propri antenati e nei confronti della tradizione della propria Patria intesa come comunione di Terra, Sangue e Spirito”.
Per tutti questi motivi Polia consegna ai lettori un testo pieno zeppo di punti di riferimento, stimoli ed esempi, che guidano i lettori “nell’assimilazione di una conoscenza che deve precedere e informare l’azione”. Conoscenza importantissima, che rappresenta “il primo il primo fondamento di una stabile, efficace e reale iniziativa militante”.
Dunque il libro di Polia, che in sostanza è “una chiamata alle armi e un setaccio con cui saggiare le intenzioni e discernere le profonde e reali vocazioni dai facili ed illusori entusiasmi”, passando attraverso l’importanza dello spirito e della religione, la differenza tra tradizione, tradizionalismo e nostalgismo ed ancora tra cultura e sapienza, rappresenta un condensato di “pagine ardenti, scritte d’impeto per incendiare i cuori con quel fuoco interiore che non potrà mai soffocare perché arde di eternità”. Fuoco che consente, se correttamente alimentato, di vivificare pensiero e azione e di tradurre in atto, nel nostro tempo, la memoria e l’esempio di chi ci ha preceduto.
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