Si suol dire che tradurre è un po’ tradire. In effetti espressioni come tradurre, tradire, tradizione, poggiano su basi etimologiche comuni e rischiosamente affini. Ebbene, questa idea della traduzione che può diventare, nelle mani sbagliate, strumento di traviamento delle idee e del pensiero di uno scrittore, dei contenuti e dei significati un’opera, che anziché tramandata viene tradita, sembra essere una delle armi preferite da certe ‘intelligenze’ che, anche in questo modo, cercano di travisare, alterare, portare dalla loro parte ciò che a loro non può appartenere. E’ quanto successo con la recente, nuova, traduzione del celebre Tramonto dell’Occidente di Oswald Spengler, privandolo della traduzione di Julius Evola? Delle vicissitudini di questo testo scomodo, oltre che sul nostro sito www.rigenerazionevola.it, ne abbiamo parlato con Luigi Iannone che della cosiddetta ‘Rivoluzione Conservatrice’, e dei suoi esponenti, è un attento studioso.
Spesso la cultura di sinistra ha ristampato testi del pensiero di Destra, o della Tradizione, per deformarne i contenuti mediante la traduzione. Di recente è successo con ‘Il Tramonto dell’Occidente‘ di Oswald Spengler, cancellando la precedente traduzione di J. Evola. Il nuovo traduttore è stato neutrale?
Su Spengler non c’è mai stata una traduzione che potremmo definire asettica. Così come non c’è mai stata un’analisi della sua opera priva di pregiudizio. In linea di massima, le traduzioni possono sempre cadere in forzature implicite o esplicite proprio perché mosse dalla sensibilità di chi si approccia al testo partendo da solide e granitiche convinzioni personali. Se pensiamo a quanto accaduto solo di recente con J. R. R. Tolkien e Il Signore degli anelli ne abbiamo piena riprova. Anche Evola, per la verità, ha letto Spengler da una prospettiva particolare. Ma qui, è lavoro da filologi e non mio. Di certo, c’è un dato sicuro e inoppugnabile: la traduzione di Evola ha resistito e resiste.

nell’illustrazione a cura di NEMO
La prima traduzione in italiano (di Evola) è del 1957. Le traduzioni successive del ‘Tramonto’ hanno cannibalizzato il contributo evoliano, obliandone il nome e cambiando solo qualche parola qua e là. C’è almeno gratitudine da parte dei germanisti italiani per Evola e il suo sforzo pionieristico?
Avendo ognuno prospettive di partenze e di approdo diversificate sono evidenti le diversità di letture. Credo che solo di recente si sia messo mano con l’ultima traduzione di Giuseppe Raciti, (docente di filosofia teoretica all’università di Catania, studioso da diversi anni dello scrittore tedesco) a una revisione generalizzata del testo. In realtà, il lavoro di Spengler è talmente sistematico e strutturato e si muove attraverso così ampi scenari filosofici, antropologici e storiografici che, tende, quasi autonomamente, a rendere irrilevanti le diversità delle singole traduzioni. Non è una bestemmia ciò che sto affermando! Ho sempre creduto che la traduzione di un testo possa incidere pesantemente in un romanzo più di quanto non possa fare – per esempio – per un volume dal taglio filosofico. I danni li crea ugualmente ma, alla fine, il quadro generale, in un lavoro di saggistica, tende a venire fuori.
La recente opera di ritraduzione del ‘Tramonto’ ha un precedente forse ancora più grave, quella di Furio Jesi che nel 1979 approcciò l’opera con l’esplicito e dichiarato obiettivo di de-evolianizzare Spengler. Una vera e propria ossessione quella della germanistica (antifascista) italiana verso Evola…?
Evola ha rappresentato per decenni (e rappresenta tuttora) l’innominabile. Scontrarsi con lui significava mettersi su un fronte sicuro, quello dei ‘buoni’’, e credo che Jesi, i cui scritti sono fortemente caratterizzati dalle sue convinzioni politiche, non si sia tirato fuori da questo schema. Anzi, ci abbia giocato pesantemente. Da ciò che ricordo credo però che le sue siano state delle ‘variazioni sul tema’ e su punti specifici e non una traduzione integrale… ma potrei sbagliare. Tuttavia, è vero! Jesi, per qualche decennio, è stato uno di quegli intellettuali che ha imposto il percorso interpretativo a tutti […]
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