SCANDALI, LOBBY E “FAKE ONLUS”: VIAGGIO NEL MONDO DELLA FINTA SOLIDARIETÀ

da Chiara Soldani

C’è una bellissima frase di Niccolò Machiavelli che ci pone di fronte alle più svariate riflessioni. Ed è la seguente: «Ognuno vede quel che tu pari, pochi sentono quel che tu sei ». Nulla di nuovo, certo: ma qualcosa di incredibilmente attuale e versatile. Versatile, poiché possiamo benissimo applicare questo assioma non solo al nostro individuale percorso di vita, bensì anche ad argomentazioni e tematiche di più ampio respiro: come, per esempio, quella della (finta) solidarietà.
‘Solidarietà’ è una bella parola: deriva dal latino giuridico, più precisamente dall’aggettivo solidum. Poi diventato sostantivo, veniva usato dagli antichi romani per indicare il rapporto di interdipendenza tra debitore e creditore. Ad ogni modo, ancestralmente, ci rimanda al concetto di altruismo e di lealtà. Qualità ben rare nel mondo moderno che a stento si tiene in piedi, minato da costanti e irrefrenabili rovine (parafrasando Evola). Qualità, inoltre, pressoché infangate o estinte nella realtà patinata e buonista dell’accoglienza indiscriminata. 

Un universo che, ahinoi, ci coinvolge più o meno direttamente. E, ancora, un universo che abbiamo da tempo smascherato a suon di inchieste, iter giudiziari e condanne: un circo con tanto di animali (più o meno feroci e più o meno in gabbia), pubblico inerme e bugiardi domatori. Bugiardi, sì: perché le maschere di pirandelliana memoria sono crollate da tempo immemore, rivelando il terribile volto di interpreti e sistema fraudolento. Conosciamo a memoria i loro mantra, i loro nomi, la loro narrazione stucchevole circa un mondo fatato, fatto di magica integrazione e fantomatica multiculturalità. Sappiamo oramai a menadito quanto abili siano a mentire. A dirci che «l’integrazione è bella, i flussi migratori sono cosa buona e giusta»: sono la pletora fatta dai vari ‘finti buoni’. Ecco Laura Boldrini, che già nel 2014 ci diceva testualmente: «I migranti oggi sono l’elemento umano, l’avanguardia di questa globalizzazione e ci offrono uno stile di vita che presto sarà molto diffuso per tutti noi». E pure, come non citare la cultrice della morte (aborto) ma al contempo madrina benevola delle ‘vite in migrazione’: Emma Bonino. Lei, che interpreta il preoccupante crollo demografico del nostro Paese come meravigliosa occasione per rifocillare una già pingua immigrazione. Quest’ultima è per Emma «la soluzione»: che altresì richiede «una necessaria programmazione di canali di ingresso per lavoro ed inserimento attivo nella nostra società della popolazione straniera residente in Italia». Spingendo, inoltre, sul pericoloso acceleratore dello Ius Culturae e per «un piano eccezionale per la regolarizzazione dei migranti irregolari che hanno un lavoro tramite una sanatoria ad hoc». Queste, le sue fresche e deliranti dichiarazioni dello scorso giugno. Il tema dell’immigrazione da rintuzzare e dell’accoglienza da salvaguardare sta a questi signori (anzi, signor*), come le palpitazioni stanno a un soggetto colpito da ansia cronica: il focus è sempre rivolto a loro, mai a noi. E chi osa dire ‘Prima gli italiani‘ viene tacciato di razzismo prima e di xenofobia poi […]

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