La cultura di massa è quella che attraverso media facilmente accessibili al grande pubblico crea intrattenimento, dando al contempo uno spaccato della società in cui questi strumenti operano, in virtù della tendenza del lettore a identificarsi con i propri eroi, prendendoli a modello e imitandone stile di vita e orientamenti etici e morali; tra questi il fumetto è fra i principali – al pari di cinema e televisione, prima che arrivassero smartphone e tablet a scalzarli e renderli obsoleti – basandosi sulla fusione di parole e immagini, testo e disegno, più o meno sapientemente combinati; non solo per suscitare emozioni, riempiendo piacevolmente e in modo spensierato il tempo libero, ma anche per determinare stati d’animo e diffondere messaggi di protesta e ideologicamente impegnati, con la satira in particolar modo.
Nato in America a fine ‘800 come supplemento domenicale dei quotidiani, il fumetto è andato a occupare lo spazio prima riservato al ‘romanzo d’appendice’, di cui ha ripreso in parte contenuti avventurosi, intrecci inestricabili e ritmo incalzante. Questa particolare forma narrativa ha anche dovuto superare una iniziale diffidenza, etichettata come prodotto diseducativo e nocivo per le giovani generazioni; per venire infine considerata una forma d’arte a tutti gli effetti, nonostante le sue origini di semplice passatempo ed economico scacciapensieri. Ciò, prima che le sue cervellotiche derive psicanalitiche post-sessantottine dilagassero in ogni dove, costringendo gli appassionati ad ascoltare clandestinamente Lucio Battisti, fingendo di preferirgli una serie di pallosissimi cantautori, indaffarati a condividere il mare di problemi esistenziali e il lugubre tedio della vita che li affliggeva. Anche perché, diciamoci la verità, risulta veramente difficile riuscire a prendere sul serio didascalie e nuvole parlanti infarcite di strani suoni onomatopeici come: ‘bum’, ‘bang’, “crack”, “ciuf, ciuf”, “gulp”, “gasp”, e così via inglesizzando e imbastardendo la povera lingua italiana!
Del resto, il culto degli eroi e dell’eroico nelle vicende umane – come ci ricorda Carlyle: individui eccezionali in grado di produrre svolte decisive presso i popoli di cui si fanno avanguardia, condottieri inviati nel mondo come modellatori di civiltà e fonte vivente di luce, di virilità e di nobiltà eroiche, caratterizzati dal disprezzo per la morte e dal gusto per i comportamenti eccezionali, indifferenti alla paura e incendiati dalla passione per il combattimento — è una costante presenza presso tutti i popoli con una storia alle spalle e una tradizione da difendere e tramandare. Figure emblematiche le cui vicende sono narrate nei rispettivi testi sacri, nei racconti mitologici e nelle fiabe per bambini. Ma in un Paese appena affacciato alla cronaca come gli Stati Uniti d’America, priva di degni antenati e senza radici che lo caratterizzano, si è cercato di rimediare proprio tramite il cinema e il fumetto (cartoon, come viene chiamato da quelle parti), che sono poi le uniche forme d’arte originali da loro inventate.
La mancanza di radici, del resto, comporta inevitabilmente l’assenza di qualunque traccia del sacro e il prevalere del solo elemento sentimentale e utilitaristico nelle vicende narrate, i cui protagonisti (non a caso gangster spietati, fuorilegge e banditi di ogni risma, super ricchi e parassiti della finanza dal cuore, immancabilmente, d’oro!) sono caratterizzati dall’estrema orizzontalità e dalla totale assenza di ogni aspirazione superiore: essi non sono alla ricerca del Graal o del Vello d’Oro ma, molto più prosaicamente, perseguono il profitto e il facile guadagno materiale.
E anche nel caso dei cosiddetti ‘supereroi’, presentati come semidei dotati di poteri straordinari (di origine mai sovrannaturale, ma prodotti da un esasperato scientismo e da un ipertecnologismo che ne fanno un prototipo per l’individuo postumano cui oggi si tende), non corrisponde alcuna qualificazione spirituale del personaggio, che nella sua identità segreta non è altro che un mediocre e insignificante borghese ‘vittima’ dell’irruzione mal sopportata di poteri eccezionali, alle prese con umanissimi problemi della vita ordinaria, spesso complessato e psicologicamente fragile, timido e spaventato, depresso e malinconico, col quale l’americano medio si può facilmente immedesimare, come in un grigio vicino di casa qualunque impegnato, al massimo, a proteggere la proprietà privata […]
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