L’hanno chiamata Quarta Rivoluzione Industriale, per differenziarla dalle tre precedenti: macchina a vapore, elettricità e motore a scoppio, poi il digitale. Rispetto alle prime, questa rivoluzione punta alla fusione del fisico col biologico e il digitale, servendosi di neurotecnologia e ingegneria genetica per un transumanesimo sospinto da Intelligenza Artificiale, robotica, 5G dell’Internet delle cose e smart factories nell’industria 4.0. In aggiunta, la gestione aziendale da remoto dell’intera filiera di prodotti, beni e servizi: un vero e proprio terremoto per l’essenza ontologica della vita, non solo per il lavoro. «La quarta rivoluzione industriale sarà caratterizzata dalla presenza di nuove tecnologie che genereranno conseguenze in tutte le discipline e in tutti i settori economici e produttivi, arrivando a mettere in discussione persino il significato di essere umano» scrive il guru del Forum Economico Mondiale Klaus Schwab in ‘Quarta Rivoluzione Industriale’, prefazione di John Elkann. Un testo fondamentale per comprendere posta in gioco e cronoprogramma del cambiamento: il progresso non sarebbe più spiegabile per fenomeni evolutivi ma come nuova epoca della storia dell’umanità, cesura netta col passato, fase apocalittica di rottura per una società liquida dove nulla sarà più come prima, un’insidiosa transizione finita in un’indagine conoscitiva della Camera dei Deputati: «l’Industria 4.0, a differenza della precedente rivoluzione industriale nella quale la tecnologia si affiancava all’uomo per migliorare e rendere più produttive le attività umane, si propone come paradigma che, sebbene parzialmente, non si limita ad affiancarsi ma per talune attività si sostituisce all’uomo».
Un’inversione di paradigma introdotto dall’emergenza sanitaria Covid-19, con smart working e didattica a distanza per delocalizzare e destruttura nel Web la forza lavoro in cui l’avvento dell’inedito modello di produzione sconfina nell’inattività dell’uomo digitalizzato, una sfida senza eguali in cui a perdere saranno salario, contante e lavoratori, a tutto vantaggio di moneta elettronica e quanti Giulietto Chiesa amava definire i ‘Padroni Universali’, assoggettati persino i sindacati. «Essere per la pace e contro Putin vuol dire affermare un nuovo ordine mondiale», dal palco del 1° maggio ha strillato Maurizio Landini, segretario nazionale della CGIL, abbracciata l’agenda del Nuovo Ordine mondialista partorito dall’élite globalista. «Il 60% delle occupazioni […] potrebbero essere automatizzate entro il 2030, il che significa che fino a 375 milioni di lavoratori a livello globale dovrebbero cambiare occupazione o acquisire nuove competenze» nei prossimi anni, già nel 2017 ha previsto McKinsey & Company, multinazionale di consulenza strategica anche per i governi Conte-bis e Draghi. Di recente la ricerca ‘Rischi di automazione delle occupazioni: una stima per l’Italia’ ha poi anticipato che l’inoccupazione tecnologica è una minaccia per un terzo dei lavoratori italiani, mentre col ‘Job creation and local economic development 2018’ l’OCSE ha affermato che l’impatto dell’automazione e dell’Intelligenza artificiale colpirà il 35,5% dei lavori, previsti a elevato rischio di cambiamento, mentre il 15,2% è a elevato rischio di automazione.
Chiamano ’disoccupazione tecnologica’ la perdita del posto di lavoro causata dall’ineludibile progresso nella variazione tecnologica, un concetto teorizzato nel 1930 dal padre della macroeconomia John Maynard Keynes, mutuato nei programmi di chi (come il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani) nell’essere umano vede un parassita («viviamo in 8 miliardi un modo progettato per ospitarne 3»), oppure da chi (come Schwab, lo scorso anno ricevuto a Palazzo Chigi) sostiene che entro il 2030 «non possederemo più nulla ma saremo felici», magari lobotomizzati nel Metaverso di Mark Elliot Zuckerberg, che – come in un videogame tridimensionale – per lavorare ci vuole con gli avatar nel virtuale, immersività con visore ottico e palmare atipico: «questa evoluzione ridefinirà le modalità di interazione con il cliente, il modo di lavorare, di costruire e distribuire prodotti e servizi – afferma Accenture, altra multinazionale di consulenza strategica – l’evoluzione del metaverso spingerà ulteriormente il fenomeno di ibridazione delle competenze e dei mestieri». Le conseguenze dell’ibridazione saranno quindi imponenti. Col 5G le automobili senza conducente sostituiranno i tassisti, unendo le geolocalizzazioni di Google Maps con le mini-antenne wireless disseminate nelle smart road persino sotto il manto stradale. I droni rimpiazzeranno i pony express per le consegne a domicilio: negli Stati Uniti l’Amministrazione federale dell’aviazione ha fornito ad Amazon Prime Air la certificazione di ‘vettore aereo’. «La disoccupazione tecnologica potrebbe essere solo una fase di adattamento temporaneo», dalla Banca d’Italia tentenna il governatore Ignazio Visco. «Ma i responsabili politici non possono ignorare i costi di questa transizione e dovrebbero essere compiuti tutti gli sforzi per ridurre al minimo le difficoltà per le persone maggiormente colpite» […]
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