Il politicamente corretto è la neolingua del pensiero unico liberale. Esso rappresenta una vera e propria privatizzazione individualistica del pensiero.
L’epoca moderna è – nelle intenzioni dei suoi sostenitori – l’epoca della libertà. Tale principio è stato enfaticamente espresso storicamente dall’Illuminismo e oggi dalla ideologia dei diritti universali. Ma è anche l’epoca dei totalitarismi e quello progressista è – nonostante le sembianze – un dettato unilaterale: negazione della libertà attraverso l’imposizione di una neolingua universale. Siamo di fronte, infatti, a un’ideologia egemone che porta con sé un ferreo codice verbale e morale, eseguito a spartito da tutti i mezzi di comunicazione e trasmissione culturale. Una volta le richieste di censura emanavano principalmente dallo Stato e la stampa si vantava di svolgere un ruolo di contropotere protettore delle libertà. Tutto questo è oggi capovolto. Non soltanto i mezzi di informazione hanno abbandonato ogni velleità di critica all’ideologia dominante, ma ne sono divenuti i principali vettori.
Dove prende forma questo neoclericalismo senza fede?
Nello spirito del nostro tempo. Ma lo spirito del tempo è sempre il risultato di una tendenza di fondo. A partire dal Settecento, l’ascesa sociale della classe borghese ha simultaneamente marginalizzato i valori areteici e i valori popolari, rimpiazzandoli con ciò che Alexis de Tocqueville chiamava le passioni ‘debilitanti’: utilitarismo, narcisismo e trionfo dello spirito calcolatore. Il successo dell’ideologia dei diritti dell’uomo ha, da parte sua, permesso all’egoismo di avvolgersi in una narrazione ‘umanitaria’ la cui idiozia è il tratto dominante. La disintermediazione sociale, l’accelerazione tecnologica e la crescita di ciò che è insignificante hanno fatto il resto. Uno dei tratti caratteristici del politicamente corretto è infatti l’invasione del campo politico da parte del vittimismo e del compassionevole. Questo dimostra quanto la sfera pubblica sia stata sommersa da quella privata, per cui è visto con maggiore favore – ed è sicuramente più redditizio – essere una vittima risentita piuttosto che un eroe. Con la leva surrettizia della discriminazione si impone un livellamento delle coscienze mai prima sperimentato. Essa prescrive socialmente delle condotte normalizzate, conformiste, cercando così di addomesticare tutti i modi d’essere che si sottraggono agli imperativi della normalizzazione, obbedienza, sorveglianza e della razionalità strumentale.
La vecchia morale prescriveva delle regole individuali di comportamento: si presumeva che la società funzionasse meglio se gli individui che la componevano agivano correttamente. La nuova morale vuole moralizzare la società stessa. La vecchia morale diceva alle persone ciò che dovevano fare; la nuova morale descrive ciò che la società deve unilateralmente diventare. La trasfigurazione in atto del Mondo è l’affermazione di questa ‘nuova normalità’ tanto edonistica quanto liberticida. Mossa dall’ideale individualistico dei flussi indistinti e autoregolati implica necessariamente che il controllo formale guadagni pervasivamente tutti gli spazi relazionali di reciprocità comunitaria in precedenza regolati in modo etico informale. Fu proprio il liberale Benjamin Constant a opporre la libertà degli Antichi a quella dei Moderni. La prima consisteva nella possibilità data a tutti i cittadini di partecipare alla cosa pubblica (che li rendeva liberi); la seconda, al contrario, il diritto di deviare dal bene comune per emanciparsi nella sfera privata. La sua libertà è confusa utilitaristicamente con il diritto di avere dei diritti, che paradossalmente ingenera la tirannia di un tutto anonimo su ognuno, con il conseguente corollario del ‘pensiero unico’ che è dato appunto come ‘unico’ perché si ritiene che sia l’unico possibile e che il resto delle opinioni non possa nemmeno essere pensato.
Il politicamente corretto vorrebbe essere la premessa per una trasformazione reale della società, ma ha un significato opposto: non potendo cambiare la realtà si cambiano i nomi per indicarla, quindi si rafforza il sistema vigente. La nozione di ‘lotta contro tutte le discriminazioni’ ha emblematicamente rimpiazzato quella di ‘lotta contro le ineguaglianze’, che evocava ancora la rivendicazione di una giustizia sociale effettiva […]
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