Quest’anno il campionato mondiale di calcio si svolgerà, per designazione della FIFA, nell’Emirato del Qatar, uno dei più piccoli Stati arabi, che si estende su una superficie poco meno vasta di quella del Lazio e ha popolazione di due milioni di abitanti, la più ricca del pianeta grazie al petrolio e al gas. Il Qatar, che da una decina d’anni ospita grandi eventi sportivi (nel 2019 vi si sono svolti i campionati del mondo di atletica leggera), ha investito almeno 70 miliardi di dollari nei mondiali di calcio del 2022. La petromonarchia catariota considera infatti lo sport come uno dei mezzi più efficaci per acquisire visibilità internazionale.
Per questo medesimo scopo l’Emirato ha investito anche nel campo culturale, costruendo alla periferia della capitale Doha un campus di 14.000 ettari denominato ‘Città dell’Istruzione’, dove diverse università americane, fra cui la Cornell University, hanno aperto le loro succursali, mentre centinaia di studenti qatarioti vanno a diplomarsi direttamente negli Stati Uniti.
D’altronde il rapporto del Qatar con gli Stati Uniti è molto stretto: non solo sul piano diplomatico ed economico, ma soprattutto sul piano militare, poiché fin dal 2002 l’Emirato ospita la sede del CENTCOM (U.S. Central Command) per il Vicino Oriente. Una ventina d’anni fa, benché in Qatar fosse già presente una squadra aerea statunitense costituita da trenta aerei da combattimento e quattro aviocisterne, l’emiro Hamad bin Khalifa Al Thani (1995-2013), padre e predecessore dell’emiro attuale, si accordò col Pentagono per fornire agli USA una base militare in grado di alloggiare almeno 10.000 soldati americani: la base qatariota avrebbe fatto parte della più ampia rete delle basi statunitensi dislocate nella regione del Golfo. Fu così che nell’autunno del 2001 venne ultimata ad Al-Udeid, pochi chilometri a sud di Doha, la costruzione della più grande base aerea americana del Vicino Oriente, con una pista di decollo lunga 15 chilometri e hangar in grado di alloggiare un centinaio di velivoli. Ai 10.000 soldati americani di Al-Udeid (circa un sesto delle truppe dispiegate da Washington nel Vicino Oriente) si aggiungono gli effettivi di un contingente della Royal Air Force britannica e una parte delle forze armate francesi, per un totale di 13.000 uomini.
Fu ad Al-Udeid che nel 2003 i comandi militari statunitensi prepararono l’invasione dell’Iraq. Il Qatar, che negli anni Ottanta aveva sostenuto l’Iraq saddamita nella ‘guerra imposta’ alla Repubblica Islamica dell’Iran, nel 1991 si era opposto all’invasione irachena del Kuwait, schierandosi nella guerra del Golfo al fianco della coalizione capeggiata dagli USA e diventando l’importante base operativa delle forze aeree americane di cui si è detto più sopra […]
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