A distanza di dodici mesi dal primo numero di Fuoco, la fiamma non solo è viva e presente ma è ancora più forte. Molti, infatti, sono i sostenitori che sin da subito hanno creduto nel progetto e molti sono coloro che, conoscendoci, hanno apprezzato il carattere e lo stile di una rivista la cui natura e necessità è di crescere incendiando. Una volta acceso, il Fuoco si è propagato attraverso lo sforzo disinteressato dei molteplici tedofori e, nella scura notte che pervade le coscienze di questa epoca decadente, la sua luce e il suo calore hanno contribuito ad orientarsi.
Dinanzi all’inquietante e pericolosa affermazione di un pensiero unico aggressivo e violento, espressione del Sistema unipolare che, in particolare negli ultimi due anni, ha ampiamente dimostrato di non tollerare visioni e punti di vista alternativi – attaccati, bollati e denigrati come ‘fake news’ – chi si oppone alle pseudo verità del Nuovo Ordine, deve farlo con attenzione e intelligenza. Se la lotta è incontrovertibilmente impari sul ‘piano materiale’ e il rischio è quello di essere travolti dal soverchiante strapotere di coloro che considerano l’uomo – e ciò che di quest’ultimo rimane nel terzo millennio – una anonima e sostituibile rondella nel grande ingranaggio della nuova normalità, una rivista di settanta pagine può e deve fare la sua parte nell’innescare un silenzioso e incisivo processo di rivoluzione.
Bruciando, innanzitutto, le menzogne quotidianamente propinate dai media di regime, le false certezze della società dei consumi, il complesso degli anti-valori fondato sull’utile e il profitto e, nel contempo, fornendo valide, serie e documentate alternative, necessarie per l’imprescindibile rivoluzione delle anime. Un anno fa erano questi i propositi della giovane e dinamica redazione di Fuoco e dei suoi molteplici collaboratori; un anno dopo le intenzioni e le motivazioni sono ben salde al punto da consentire, attraverso piccole innovazioni, il rinnovamento continuo di un progetto che, ontologicamente, è in cammino. Un progetto – è scontato ribadirlo – per il quale è fondamentale il sostegno di tutti coloro che convintamente credono nell’assoluta e prioritaria necessità di ‘mantenere la schiena dritta’.

Ed ecco, allora, il quinto numero di Fuoco, il cui speciale è dedicato al cosiddetto ‘capitalismo della sorveglianza’, nuova forma del potere che, attraverso una miriade di strumenti, addomestica una cittadinanza non più intesa come ‘entità sociale’ ma come ‘gregge’, come ‘sciame digitale’, bisognoso di un pastore silente ma onnipresente, che al bastone preferisce la persuasione occulta e la predizione dei comportamenti o l’analisi biometrica. Gregge-sciame costituente il paradigma della società contemporanea, composta com’è da individui docili, facilmente adattabili e dalle abitudini prevedibili e manipolabili, contenitori vuoti perché svuotati, privi di radici e riferimenti interiori e, conseguentemente, in balìa di tutte le forme possibili di manipolazione e condizionamento.
Sprovvisto delle indispensabili difese spirituali prima ancora che fisiche e psichiche, l’individuo-pecora è un soggetto talmente anonimo e mancante di qualificazione da poter essere clonato e riprodotto in serie o, a seconda dell’utilità, rottamato e che, a suo modo, è l’attore non protagonista della nuova e recente fase di trasformazione dell’ordine politico. Quest’ultimo, da custode dei valori e delle leggi, è divenuto il ‘sorvegliante del dato’ zelante e ricattatore, spavaldo nell’esercitare la sua autorità perdendo la sua sovranità, attraverso enti privati, apolidi e fuorilegge, quali sono le grandi corporation e conglomerati che operano, principalmente, attraverso la rete.
Un po’ Big Brother e un po’ Big data, gli anni ‘20 del terzo millennio ci forniscono la nuova maschera del potere. Infatti, la sua fragilità insita nelle strutturali contraddizioni del sistema capitalistico, tale da far presagire a buona ragione un imminente e inevitabile crollo, è colmata dalla trasbordante presenza nelle vite dell’uomo contemporaneo, tale da garantire una sua nuova e rinnovata prosperità. Non c’è settore, non c’è campo, non c’è preferenza, gusto, simpatia, opinione, che Big2 non conosca e, grazie al binomio ‘vincente’ paura-desiderio, ha saputo restaurare quella prigionia dorata che negli ultimi anni sembrava un po’ malmessa, all’interno della quale concedere, di tanto in tanto, l’ora d’aria di sopravvivenza.
D’altronde, mai si era arrivati al punto di avere un uomo così malmesso, esclusivamente identificato nel consumatore e nel soggetto passivo, bisognoso di tutto e praticamente di nulla, alla ricerca del continuo appagamento sensoriale e dell’illusoria felicità fondata sul possesso e sul godimento di beni. Così come mai si era arrivati al punto di assistere a un individuo così vile e pauroso, talmente appiattito nell’ignoranza e nell’incapacità di riaccendere le ormai sopite funzioni intellettive, da essere preda di ogni tipo di menzogna e mistificazione della realtà.

Realtà di fronte alla quale non si hanno più gli strumenti indipendenti per interpretarla e per viverla pienamente, tanto si è fiaccati e sfibrati nella virtù, al punto da preferire di accettare supinamente e con spirito assolutamente acritico la verità imposta dal mainstream. Realtà della quale si ha paura e rispetto alla quale si chiede una sempre maggiore e illusoria sicurezza, nonostante il caro prezzo è rappresentato dal cedimento degli ultimi scampoli di libertà. L’individuo addomesticato ha l’abbaglio di vivere, senza accorgersi che la sicurezza offerta dal Sistema nelle sue varie forme, da ultimo attraverso i lasciapassare esistenziali, è l’accorciamento della catena legata al collo, è il restringimento del cortile nel quale razzolare, è il confinamento nel terreno recintato ove consumare la propria sopravvivenza. Di fatto, attraverso la continua richiesta di cessione di dati in cambio del servizio, qualunque esso sia, il Sistema educa il cittadino medio a cedere la propria identità, a rimettersi al potere sorvegliante, acconsentendo, di fatto, a una forma preventiva di repressione.
E se pensiamo al futuro, ovvero alle nuove generazioni nate e cresciute assieme ai computer, formate nella rete di internet e dei social media, all’interno di quel mondo virtuale falsamente democratico ove tutto sembra possibile e ogni cosa raggiungibile, ci rendiamo conto di quanto sia fondamentale dare il nostro contributo al fine di ribellarsi alla nuova dittatura del cyberspazio. Come sempre smuovendo le coscienze, provando a innescare quella scintilla nel cuore che, divenendo fuoco, possa distruggere i veli delle illusioni e delle falsità.
È nella natura di Fuoco e non potrebbe essere altrimenti: ardere e illuminare!