Contro il “Grande Reset” del corpo, arma di contrattacco

da Il Dispaccio

È un caso che questo ‘Grande Reset’ antropologico – che con il Covid ridefinisce i paradigmi – abbia proprio la negazione della corporeità tra i suoi strumenti principali? Negazione del corpo nelle sue relazioni col mondo e nel suo senso proprio. Pensa alla quarantena e al nuovo ‘metaverso’: comfort-zone dell’uomo-monade, cittadino di un mondo creato a immagine della sua impotenza, ipocondriaco e chiuso in un visore, sudato, sul divano, a fare meeting e sesso virtuali. È la rivincita degli sfigati, degli inadeguati alla vita, che esultano perché ora anche la vita è inadeguata per un uomo degno di tal nome e allora questi ci sguazzano.

Ebbene, in questa battaglia tra le armi a disposizione di un ‘uomo in piedi’ c’è proprio il corpo, come la spada per il cavaliere: una spada a doppia lama che, come l’ascia bipenne, si rivolge sia contro chi la brandisce, sia contro chi viene colpito da questa.

E a guardare bene questa ‘crisi pandemica’ sembra proprio che i nostri avversari siano anch’essi consapevoli che un sapiente utilizzo del corpo permette di agire nel mondo dominando se stessi ed essere efficaci strumenti al servizio della Tradizione. Da qui la chiamata: affiniamo questa nostra arma!

Innanzitutto pratichiamo attività fisica: oltre a svegliare, irrobustire e fortificare il nostro corpo, impareremo ad avere percezione, coordinare e controllare noi stessi. Infatti, allenando il corpo alla sobrietà e alla compostezza si rende sobria e composta l’anima. Un esempio? Imparare a respirare in maniera ordinata, profondamente e con il ventre, ispirando con il naso ed espirando con la bocca, dà regolarità ai nostri ritmi, ordina le pulsioni e contrasta l’agitazione e l’ansia, aprendoci verso l’Alto. Corpo e anima sani sono espressioni di equilibrio e armonia, lontani da forme narcisiste e squilibrate, irrigidite e gonfiate, spesso anche con ‘aiuti chimici’.

Ma lo stesso sport moderno, i cui beniamini sono solo sponsor, capricci e macchinoni, nulla sa dell’ascesi di cui parliamo, della dimensione olimpica e del luminoso dominio dell’atleta che, nella sacralità dei ludi o delle olimpiadi, operava nell’ambito di un contesto simbolico e sacrale: quella del vero atleta è l’ascesi dell’impeccabilità, della coscienza e del superamento di sé.

La sana attività sportiva, vissuta come impegno e non come passatempo borghese, alla ricerca non del record ma dei propri limiti psicofisici, per affrontarli con costanza, tenuta e sacrificio, è una risposta rivoluzionaria alla vita pigra e comoda, fatta di virtualità, Amazon e Netflix. 

Sentire il battito del cuore e il ritmo del respiro, calibrare i movimenti e le energie siano i nostri nuovi punti di partenza: tutte esperienze interiori precluse agli avatar del metaverso e di questa nuova mediocrità. In tutto ciò, l’alimentazione è fondamentale: il corpo risponde di tutto quel che lo ha nutrito, nel bene – cibi sani e nutrienti – e nel male […]

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