La reingegnerizzazione dei social media passa per la realtà aumentata, integrazioni multisensoriali e internet come luogo tridimensionale dove il virtuale supera la realtà e l’io si trasforma in avatar: la tecnoclonazione dell’identità e la matrix della fusione biologico-digitale finiscono per mutuare la percezione del corpo fisico, carne e ossa. Questo ‘nuovo mondo’ artificiale, liquido, software integrato, dalla fantascienza dei cyberpunk, l’hanno chiamato ‘metaverso’ (dal greco antico, ‘oltre’), l’opposto di Twitter, Facebook e Messenger dove – se non proprio in carne e ossa – foto, volti, storie e nomi sono comunque di persone reali, al netto di fake. Fusione di contenuti, ambienti e risorse, il metaverso punta invece al fac-simile, alla creazione di un duplicato del tangibile nell’artificio messo in rete. E così, tra i guru della californiana Silicon Valley, Mark Zuckerberg ci investirà 10 miliardi di dollari l’anno nei prossimi cinque, per rivoluzionare il concetto di web creando il Metaverso.
Non la rivisitazione di Facebook ma un nuovo modello di vita, immerso totalmente nel digitale, in un posto dove – per dirla con l’Huffington Post – «tutti abiteremo e vivremo col wallet pieno di criptovalute», coi bitcoin che sostituiscono pure la moneta cartacea. Interagendo col proprio alter ego virtuale, ogni persona fisica lì dentro potrà studiare, lavorare, viaggiare, fare shopping, entrare al nightclub e trascorrere l’intera giornata in connessione wireless o fibra ottica, immobile, restando a casa, magari sul divano e in pantofole, «mentre indossa i pantaloni della tuta», ammaliato da un’illusoria forma di socializzazione sintetica per una dimensione simulata in cui nulla sarà più come prima. La transizione verso l’innovazione è stata accelerata da lockdown, distanziamento sociale, smart working e didattica a distanza (la DAD nelle scuole). Perché più che SuperApp, le videoconferenze in Zoom e Skype si sono infatti rivelate prodromi, cioè programmi d’ingegneria sociale in grado di ridisegnare culturalmente l’aderenza del sistema civile, nell’avvento della società dei Gigabit e delle Smart Cities, tra 5G, tecnologia blockchain, algoritmi e intelligenza artificiale, un corredo in cui i test col Tamagotchi restano il ricordo di un passato lontano. Perché 25 anni dopo, dentro l’interfaccia dell’ovetto elettronico ci stiamo finendo noi, un passo alla volta. Oltre che senza precedenti, il nuovo incremento cognitivo nasconde le evidenti fattezze di una rivoluzione esistenziale, la ridefinizione alla radice del concetto di vita e realtà per un distopico e radicale cambio del rivelato e della presenza. Nel futuro digitale, l’attacco è sferrato in streaming e download. «Il metaverso può essere un ambiente tossico», sostiene Andrew Bosworth di Meta Platforms Inc. «L’immersione in uno spazio virtuale che tridimensionalmente replica il mondo reale pur restando nella propria stanza, pone la questione del corpo, proprio e altrui, come componente ineliminabile del senso di identità, della sua continuità, della sua centralità, della sua funzione organizzatrice», commentano sull’Adnkronos. «Internet è una rivoluzione che non ha eguali nella storia dell’umanità. Il digitale sta modificando l’uomo e la società in modo imprevisto. Quello che noi chiamiamo futuro, nei paesi più tecnologicamente avanzati è già presente», da Rai Uno dice invece la trasmissione ‘Codice’, la vita è digitale. In scala darwiniana dalla scimmia all’androide, l’accanimento per l’ibrido funziona come apripista per la Quarta Rivoluzione Industriale. «I tecnologi risponderebbero che Internet alla fine si evolverà nel metaverso, che rappresenterà la prossima grande piattaforma informatica. Se il concetto può essere attualizzato, ci si aspetta che sia trasformativo per la società e l’industria come fu il telefono cellulare». Nel cartello evolutivo, secondo i transumanisti del 3D l’uomo è un modello logoro, ormai desueto, superato e usurato dai millenni, modello che oggi – con l’ausilio delle nuove tecnologie – può essere trasformato, migliorato, perfezionato, integrato e modificato da vorticosi ed epocali cambiamenti, non solo dal metaverso. Movimento pragmatico-razionalista nato dall’Estropianesimo, l’ideologia transumanista affonda le sue radici nell’illuminismo scientista e nell’ultra-positivismo, trovando aderenza nel culto esteso della salute perfetta, dove la vita è medicalizzata dalla culla alla tomba, ampliata da una realtà estesa in lotta contro la ciclicità naturale dell’esistenza, ritenuta inadeguata, imprecisa e fallibile, costellata da malattia e invecchiamento, i nemici da sconfiggere con l’ausilio di scienza e hi-tech, aumentate le capacità fisiche e conoscitive dell’uomo nell’alba del cyborg, il tramonto della specie nei suoi caratteri essenziali. Addio tradizioni e storia millenaria, la destabilizzazione antropologica infuria. «L’umanità sarà radicalmente trasformata dalla tecnologia del futuro», rivendicando un primato di ingegneria sociale, dall’Associazione Italiana Transumanisti sostiene il sociologo Riccardo Campa. «Si prevede la possibilità di ri-progettare la condizione umana in modo di evitare l’inevitabilità del processo di invecchiamento, le limitazioni dell’intelletto umano (e artificiale), un profilo psicologico dettato dalle circostanze piuttosto che dalla volontà individuale, la nostra prigionia sul pianeta Terra e la sofferenza in generale» […]
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