Ripartire dall’agri-cultura

da Ugo Timpanaro

L’Italia degli spaghetti, delle sagre, del buon cibo, del turismo enogastronomico è stata colpita duramente con la pandemia. Su di essa si è abbattuto un vero e proprio tsunami che ha pure travolto, nel suo violento passaggio, molte aziende agricole, per lo più a carattere familiare, motori indiscussi di questo già fiorente settore.
L’agricoltura italiana, la piccola e grande agricoltura italiana, soffre e lascia sul campo devastato, pezzi importanti, i migliori dei quali, manco a dirlo, sono nel mirino di multinazionali pronte a fagocitarli. Il cibo Made in Italy continua a tirare con la stessa forza di sempre ma viene gestito, vieppiù, da operatori non autoctoni, non necessariamente perché di altra nazionalità, ma soprattutto perché più attenti ai margini di guadagno che non agli standard di qualità. L’Italia è l’emblema del mangiare sano e genuino, da millenni, ma, di anno in anno, con i cibi precotti, le salse pronte e l’aggiunta di additivi vari, va degenerando e si sposta verso una cucina molecolare sempre più bella all’apparenza e sempre meno genuina.

In parallelo, l’agricoltura si decompone, va perdendo la coltivazione di frutti minori quali il lazzeruolo o il sorbo, l’utilizzo di varietà particolari di pesco, pero, melo, etc., l’allevamento di razze ovine, suine, bovine, il tutto per fare posto a varietà vegetali e razze animali con maggiore resa produttiva e minori costi. In poche parole, si va assottigliando la biodiversità che in Italia contribuisce, non poco, al turismo enogastronomico locale. Il patrimonio agricolo italiano è in serio pericolo e va salvaguardato se non altro perché è un patrimonio unico nel suo genere ed è volano del turismo e della cultura.
A questo proposito aiuta la diffusione di metodi di produzione agricola particolari come l’agricoltura biologica. A tale riguardo, sta passando al vaglio del Senato e della Camera il Ddl n. 988 sui metodi di produzione agricola che, tra le altre misure, istituisce il marchio ‘Biologico italiano’ di cui potranno fregiarsi i prodotti biologici ottenuti da materia prima italiana. Ai metodi dell’agricoltura biologica è stato equiparato quello dell’agricoltura biodinamica. Senza volerci addentrare nella polemica dai risvolti esoterici, per l’agricoltura biodinamica piante, terreno e animali sono parte di un unico sistema ciclico, senza bisogno di input esterni, dove tutto rinasce e muore. In una normale conduzione agricola ma senza l’utilizzo di prodotti chimici estranei al contesto naturale, si opera in modo da rendere la fattoria autosufficiente e si considera fondamentale su tutto l’organismo-fattoria l’influsso di una dimensione cosmica. L’equilibrio che coinvolge l’organismo-fattoria porta a rispettare il bio-sistema e i suoi organismi che sono, tutti, considerati utili compreso le piante infestanti. Attorno alla fattoria biodinamica, secondo Rudolf Steiner, si sviluppa una comunità umana dove valgono gli stessi principi alla base della biodinamica, che mira all’autosufficienza mediante l’equilibrio di tutte le componenti che fanno parte della comunità stessa in armonia con il cosmo […]

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