Le vere bufale? Quelle dei media mainstream

da Roberto Vivaldelli

Tutto ebbe inizio nel dicembre 2016, poche settimane dopo aver – clamorosamente – perso le elezioni presidenziali: l’ex Segretario di Stato e candidata dem Hillary Clinton lanciava un monito al mondo intero contro «l’epidemia di Fake News» che aveva, a suo dire, avuto un ruolo determinante nell’elezione dello sfidante, Donald Trump. Tutti i giornali mainstream del mondo ripresero le dichiarazioni dell’ex First lady con grande enfasi e la lotta alle ‘fake news‘ divenne l’ossessione dell’establishment mediatico-politico. Il messaggio di fondo era sostanzialmente questo: le cosiddette ‘bufale’ riguardavano uno schieramento politico – ovviamente quello conservatore – e non il campo progressista, espressione di media e politici esenti da questo stigma.

Ricordiamo a tal proposito anche in Italia l’invocazione e successiva creazione di task force contro le fake news da parte di politici di sinistra come Laura Boldrini, con sedicenti esperti e ‘fact-checker‘ di vario genere. Le ‘bufale’ erano sempre esistite dalla notte dei tempi ma erano improvvisamente diventate un’emergenza internazionale da quando Donald Trump aveva vinto le elezioni negli Stati Uniti d’America e la ‘Brexit’ aveva prevalso – contro ogni sondaggio e previsione – nel Regno Unito. La corrispondente RAI Giovanna Botteri dichiarò ai microfoni della televisione pubblica nella notte in cui trionfò The Donald: «Che cosa succederà a noi giornalisti? Non si è mai vista come in queste elezioni una stampa così compatta e unita contro un candidato… che cosa succederà ora che la stampa non ha più forza e peso nella società americana?». Da quell’ammissione shock lo stato dell’informazione non è purtroppo migliorato ma anzi drasticamente peggiorato e la stampa cosiddetta ‘mainstream‘ ha deliberatamente bollato come fake news‘ – o ignorato – scandali e notizie di cui si sarebbe dovuta occupare. Ne ricordiamo alcuni […]

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