L’onda lunga inaugurata nel 1978 con la legalizzazione dell’uccisione del bimbo nell’utero materno attraverso la legge n. 194, sta conoscendo, in questi ultimi anni, un’accelerazione tanto pericolosa, quanto vergognosa, per una società e uno stato che si fregia del titolo di ‘civile’. Da sempre, è patrimonio culturale comun, che la prima condizione per valutare la civiltà di una comunità sociale è quanto questa sia disposta a investire nella difesa dei suoi cittadini più deboli, fragili, vulnerabili. Garantendo, prima di tutto e innanzitutto, il diritto della vita. Purtroppo, sta accadendo esattamente il contrario: trionfa il diritto del più forte, di chi più alza la voce, di chi ha più dollari o euro in tasca, di chi – cavalcando il nuovo dogma dei cosiddetti ‘diritti civili’ – sottomette ogni veicolo informativo e comunicativo, imponendo un ‘pensiero unico’ che sovverte i valori e principi su cui si fonda la storia e la tradizione dei popoli, in particolare del nostro popolo italiano.
Possiamo legittimamente dire, senza inutile retorica, considerato il peso umano delle proposte legislative sul tappeto, che ci troviamo di fronte a una vera sfida epocale, di ‘sovversione antropologica’, culturale e sociale. Il mondo alla rovescia, la società civile a gambe all’aria, potremmo dire senza tema di smentita. A che cosa mi riferisco? L’elenco è, purtroppo, tragicamente lungo, con tante – troppe – crocette mortifere accanto: aborto chimico senza controllo, eutanasia e suicidio assistito legali, promozione dell’abominevole pratica dell’utero in affitto, indottrinamento di stato nelle nostre scuole con la devastante ideologia Gender, promozione del ‘genere fluido’ con il cambio identitario da maschio a femmina e viceversa sulla base di una semplice autocertificazione senza oggettività, legalizzazione della droga, cancellazione e sovvertimento dell’umano e della storia, negando eventi come il Natale o, molto più banalmente, negando bagni o spogliatoi riservati per femmine e maschi. E, a un orizzonte non molto lontano, già si profila lo sdoganamento della pedofilia, con la maschera di un ‘amore intergenerazionale’ che vede il bimbo ‘consenziente’ come un grande protagonista! È il ‘teatro dell’assurdo’. Peggio: è il trionfo della cultura della morte, dell’ideologia del transumano che si propone di inaugurare un ‘nuovo umanesimo’ privo di riferimento a una ‘verità’ assoluta, oggettiva, strutturale con la natura umana, immodificabile nel tempo, pena la dissoluzione dell’uomo e della comunità degli uomini. Si vorrebbero stravolgere le regole che sostengono il micro e il macro cosmo: l’energia non è più proporzionale alla massa e alla velocità; gli elettroni hanno carica positiva; l’acqua è formata da due atomi di ossigeno e uno di idrogeno; il volume della sfera non è 4/3 π r3… e così via. L’intero universo cade e collassa. Altrettanto, negando la vita, negando l’identità sessuale, negando la famiglia, l’intera comunità civile implode e si disgrega. Inutile, o forse ipocrita, appellarsi alla solidarietà, all’uguaglianza, all’inclusività quando proprio le fondamenta dell’umano vengono smantellate: se costruiamo una società che di fronte a una gravidanza problematica o a una persona sofferente che chiede di farla finita, o a un giovane con vuoti esistenziali che cerca lo sballo, sa proporre come unica soluzione la morte o la droga, come possiamo chiedere il duro lavoro dell’accettazione, dell’educazione alla vita, del sacrificio di sé per l’altro, del valore del dolore e della sofferenza eroicamente accolte? Nella deriva narcisistica che contrassegna il nostro tempo, si fa sempre più angusto lo spazio per la difesa della vita. Diamo uno sguardo a quanto è di cronaca proprio in questi giorni: il disegno di legge Bazoli su ‘Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita’. Semplificando: legalizzazione dell’eutanasia attiva su richiesta in Italia, con la contemporanea richiesta del Movimento Radicale di referendum abrogativo dell’articolo 579 del Codice Penale (omicidio del consenziente). Siamo di fronte adistanze di abolitio criminis: uccidere un uomo non è più un crimine, senza se e senza ma; la vita è a disposizione di chi vuole eliminarla e associarsi a un suicidio/omicidio diventa un gesto di alta sensibilità civile! Al contrario, opporsi con tutte le risorse possibili nel tentativo di evitare un tragico evento di morte auto-inflitta, diviene un’azione deplorevole, anzi ‘illegale’! Proviamo a immaginare una persona che si rivolge a noi perché ha deciso di farla finita. Ci mette nelle mani un’arma e ci chiede di premere il grilletto: si tratta di un caso palese di ‘omicidio di consenziente’, cui conseguirebbe l’obbligo, legalmente riconosciuto, di assecondare quest’atto di folle disperazione! Personalmente, ritengo che con il solo, semplice buon senso sia chiaro che un evento di questo genere non ha nulla, proprio nulla, di civile! Purtroppo, anche il DDL Bazoli si muove sulla stessa lunghezza d’onda, ponendo nella totale disponibilità del soggetto l’enorme valore della vita. Ancora una volta possiamo evocare l’immagine del ‘teatro dell’assurdo’ […]
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