I gradi dell’ignoranza

da Carlo Corbucci

Nel linguaggio dottrinale che riguarda la cosmologia e la metafisica autentiche e tradizionali si parla, come del resto conviene a un simile argomento, di ˈgradi della conoscenzaˈ, intendendo con ciò lo svelamento e la condivisione delle verità universali legate allˈesistenza, alla vita e alla morte in relazione al Principio universale che costituisce la Causa prima e la Ragion sufficiente di tutto quanto esiste. In questo senso è dunque evidente che ogni grado di conoscenza che non sia la contemplazione attiva e diretta del Principio unico e universale è ancora, se così ci si può esprimere, unˈˈignoranzaˈ in quanto conoscenza parziale della Verità universale; è insomma un ˈveloˈ o una partecipazione ma non la Conoscenza diretta, identificata e assoluta, quale solo può essere quella che riguarda il grado più elevato che libera lˈessere da ogni limite e vincolo condizionante e condizionato che è proprio di qualunque essere manifestato, individuale o universale che sia.

È poi evidente a chi può comprendere che, in tal senso intesa, la Conoscenza non ha nulla a che vedere con lˈerudizione, con il nozionismo e neppure con unˈautentica acquisizione soltanto mentale e teorica di dati e concetti di questa conoscenza anche se dottrinalmente corretti ed esposti. Si tratta, invece, della Conoscenza liberatrice da ogni vincolo e condizione esistenziale propria di qualunque grado, individuale o universale, della manifestazione tutta, a qualsiasi grado considerata. Conoscenza, dunque, uguale a Liberazione, Contemplazione diretta, identità con il conosciuto, con lˈoggetto della Conoscenza stessa.

Soltanto questa conoscenza ˈnon dualeˈ è la Conoscenza in senso esoterico e iniziatico nel suo significato integrale e metafisico.

Però, quando si dice che ogni grado intermedio di conoscenza e ogni approssimazione al grado assolto, libero da ogni velo e condizione, è ancora pur sempre unˈignoranza, un velo, si intende tuttavia anche che, in ciò, una partecipazione, un grado della luce spirituale è tuttavia presente ed è per questo che si può parlare di ˈgradi della conoscenzaˈ.

Cˈè invece unˈignoranza che non partecipa di alcun grado di conoscenza e alla quale si riferisce propriamente questo termine ed è il misconoscimento del Principio primo dellˈesistenza e lˈesclusione di ogni Causa universale per ricondurre il tutto a unˈunica realtà materiale, per estesa che possa considerarsi questˈultima. Nella vera conoscenza metafisica propriamente intesa non si tratta ovviamente di ipotesi, di teorie, di ˈpensiero filosoficoˈ ma neppure di ˈfedeˈ, come ci si esprime nel linguaggio religioso in genere, dove sono in campo la ragione e il sentimento. Si tratta invece di unˈevidenza che può essere colta soltanto dallˈIntelletto universale, quella facoltà verticale collegata allˈIntelligenza la partecipazione alla quale implica una qualificazione intellettuale che non appartiene a tutti gli uomini e che, anzi, a partire da un determinato momento del presente ciclo di manifestazione dellˈesistenza, che risale del resto già a diversi secoli or sono, appartiene sempre di più a pochi, sin quasi a nessuno, oggi, fase terminale del presente ciclo di manifestazione cosmica.

Non si tratta di crisi morale che, semmai, non è che uno degli effetti periferici e in fondo meno gravi della riduzione intellettiva che accompagna il processo di manifestazione e, con esso, di esseri via via intellettivamente sempre più limitati. Esattamente il contrario, questa prospettiva, di quello che è il mito del progresso vantato dalla cultura profana […]

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