«Maschilista, oppressore, omofobo!» è la definitiva condanna a morte, emessa dal politicamente corretto e dalle logiche del profitto, con cui si vuole porre fine a ciò che rimane dell’uomo bianco eterosessuale. L’uomo europeo, artefice dei destini della propria comunità, rappresenta tutto ciò contro cui il mondo moderno combatte: gerarchia, spirito di sacrificio, identità e famiglia. L’attacco oggi è frontale: gender e femminismo. Prima hanno lavorato ai fianchi, materializzando la virilità, poi rammollendola e infine negandola. Virilità è conoscenza e forza al servizio dell’Idea, della comunità e dei più fragili. E’ uno dei poli della sessualità, che deve restare autenticamente se stesso e completarsi con il femminile. La Sovversione lo sa e, dunque, ambisce a rendere l’uomo un titano, per poi liquefarlo e de-virilizzarlo.
Oggi, l’uomo vive costantemente seduto, privato del confronto con il pericolo, del coraggio, della forza e della pazienza; è un sessuomane da scrivania, totalmente inadeguato al rapporto con la donna e con se stesso. Negli ultimi decenni l’uomo è stato evirato soprattutto tramite la pornografia, sfiancato nel corpo e inerte nell’anima, incapace di controllare le proprie pulsioni: palestrato esplosivo ma inabile a parlare con una donna. La pornografia ha aperto l’immaginario a ogni perversione, superando ogni limite, contro quella ‘banale e noiosa’ vita sessuale secondo natura. Così, non si cerca più la donna da conquistare, ma ci si adagia di fronte al pc a ‘godere’ del porno, vana illusione di soddisfazione, squallida droga che non si sniffa, ma si cala dagli occhi nel cervello e nel pube. Corpi e mosse sgarbati si innestano nel pensiero di chi ‘gode’ del porno, inquinando le menti: quel porno torna spesso e all’improvviso nei pensieri di ogni giorno. Così, per vivere la sessualità si ha necessariamente bisogno di stimoli sempre più forti e immagini sempre più estreme, in un vortice che allontana dall’essere uomini in grado di gestire – tenere o esercitare – la propria sessualità. E quali donne si guardano? Non le bellezze sincere e pulite, né la femminilità sensuale che coprendosi genera il mistero e seduce, ma la gonfissima parodia della donna, tiratissima e pronta a scoppiare con una smorfia.
Questo ‘bambino di 40 anni’ si accontenta di una donna-oggetto, che non gli imponga di essere conquistata, a cui non debba dedicare pensieri o battaglie, assumendo il rischio di fallire. La riprova? Oggi il corteggiamento non esiste più: l’omuncolo si prodiga su Tinder, macelleria umana in cui scegliere una ‘donna’ un tanto al chilo.
È evidente come, sguazzando in questa deprimente sessualità artificiale, l’uomo fugge dalla prova interiore e si debilita interiormente. Egli teme la donna perché conquistarla è in primis conquistare se stessi, affrontando i propri limiti e gestendo l’attrazione e le pulsioni. Per questo il mediocre uomo di oggi, inadeguato al sano confronto con l’altro sesso, cortocircuita in violenza e perversione […]
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