Quali strategie impiegano oggi le aziende per influenzare il rapporto Impresa lavoratore dipendente?
Il capitalismo si è sempre sviluppato soprattutto grazie al lavoro subordinato: milioni di lavoratori nel mondo prestano la loro opera a pagamento, impiegando tempo e competenze a favore dell’impresa, che prospera grazie alla differenza tra il valore del servizio reso dal lavoratore e il suo compenso, che è ovviamente minore, secondo la teoria marxista del Plusvalore. Ma oggi le armi a disposizione delle aziende sono più raffinate: vantano una mission , la fantasiosa narrazione di ragioni etiche e morali, che mascherano il fine esclusivamente economico. Questa ‘missione’ aziendale incentrata sugli interessi dell’impresa causa la spersonalizzazione del dipendente, che abiura i valori personali per quelli aziendali. Così, la suggestione sottilmente indotta dell’appartenenza del lavoratore all’impresa distrugge l’identità personale e limita l’autonomia e la libertà: feste aziendali con applausi scroscianti e premi fedeltà servono come rinforzo del sentimento di appartenenza che permette lo sfruttamento intensivo del lavoratore, il quale svilupperà nel tempo disagio psichico e patologie psicosomatiche. L’azienda punisce i reprobi con delocalizzazione, mobbing, demansionamento, come una religione dotata di immenso potere che richiede adesione incondizionata e fideistica.
Com’è possibile lavorare a tempo pieno senza perdere la propria identità e migliorare la padronanza di sé e perseguire il fine ultimo dell’esistenza?
Come ho scritto nel libro Il Virus della Paura, il Ribelle può passare al bosco anche operando nelle megalopoli, impegnandosi con profitto nel lavoro quotidiano, purché ricordi che il lavoro è il mezzo di sussistenza, non il fine dell’esistenza. Il Ribelle è in prestito all’azienda per la quale lavora, non le appartiene; occorre evitare il sentimento di appartenenza e la conseguente spersonalizzazione del lavoratore, che agisce dall’interno del Sistema per affermare la sua visione e le sue idee.
Il Ribelle difende il suo tempo, non lo concede né a pagamento né gratuitamente all’impresa, rifiutando il lavoro straordinario e i ’momenti di aggregazione aziendale’, a meno che non riesca a volgere a proprio favore il contatto con colleghi e dirigenti.
Chi passa al bosco distingue il tempo del lavoro da quello libero, il tempo della libertà […]