I “Ferragnez” ai raggi X

da Chiara Soldani

“Parlarne bene o parlarne male non importa, purché se ne parli”, scriveva Oscar Wilde ne “Il ritratto di Dorian Gray”. Ed effettivamente, pare che questo diktat imponga la sua prepotente presenza anche nel “qui ed ora” (dell’articolo e ben oltre, s’intende). Perché oggi, conta più la quantità che la qualità: il numero di followers, l’ingenza del conto in banca, le cifre astronomiche per un singolo postIl valore si annulla, schiacciato cinicamente dal peso del prezzo: il mondo virtuale accentra attenzione e luce, mettendo in ombra e modalità offline quello reale (di mondo).

I FERRAGNEZ ALIAS I NUOVI MOSTRI

Di quella grottesca costruzione mediatica, social(e), commerciale chiamata Ferragnez (con altrettanto grottesco neologismo), abbiamo già parlato. Come, qualche articolo fa, ho avanzato un parallelismo (poi abbondantemente “copiato ed incollato”) che vede la famiglia Ferragni Lucia come un infinito Truman show nel quale business e vita “privata” diventano un unicum abilmente amalgamato: gli ingredienti? Opportunismo, approccio cinico e materialista alla vita, uso e abuso della semiotica e status symbol, product placement (ovvero pubblicità indiretta a marchi ed articoli di lusso), monetizzazione e sfruttamento persino della privacy dei piccolissimi figli.

Il fenomeno Ferragnez non dovrebbe essere ignorato, bensì analizzato con attenzione ed infine, condannato affinché nessuno cada più nel losco tranello del “vorrei essere come loro”. Certo: va riconosciuto chela Ferragni si sia costruita una carriera sul nulla (e si badi bene, non ‘dal nulla’), creando un format infinito nel quale discutibili gusti in fatto di moda e narrazione stile “Tutto il calcio minuto per minuto”, l’hanno resa (senza talento alcuno), una delle donne più influenti e ricche del mondo.

DA PALADINI RADICAL CHIC AL BOTTA E RISPOSTA CON PIO E AMEDEO

Che i Ferragnez vengano difesi e sollevati ad idoli patinati, modelli da seguire e spiare nella loro “vita reality show”, è cosa conclamata e risaputa. Guai attaccarli! Pena il linciaggio in pubblica piazza. Eppure, nella loro rude e verace comicità, marchiati da un timbro identificativo fatto di inchiostro politicamente scorretto, il duo foggiano composto da Pio e Amedeo è stato il solo a contrastare questa massa di imbambolati pecoroni. Ebbene sì, udite udite…hanno attaccato la coppia (fintamente perfetta) costituita da Chiara e Federico. Dal palco del Seat Friends Music Awards (il 9 settembre scorso), i ruspanti comici hanno avuto il coraggio di affermare nient’altro che il vero. Un’affermazione per tutte? “Beneficenza in Lamborghini”, che ad onor del vero pare più uno spot contro falsità ed ipocrisia. Esattamente ciò che racchiudono i Ferragni Lucia: rappresentazione plastica di ciò che sembra ma che poi, non è!

GLI INFLUENCER COME L’OPPIO DEI POPOLI

Sia chiaro: nessuno, qui, intende strizzare l’occhio a Karl Marx. Però è innegabile riscontrare una certa correlazione tra la condanna alla religione (definita come l’oppio utile per assuefare ed addomesticare il popolo) e quella che vede influencer e mondo social come strumento per condizionare ed appunto “influenzare” i troppo spesso ingenui followers. Sono più di 24milioni gli spioni che seguono, passo passo, le gesta dei Ferragnez (figli e cane incluso). Più di 24 milioni di persone che accrescono le proprietà, la ricchezza, la fama immeritata di uno pseudo artista e di una finta esperta di moda (divenuta però trend setter, ovvero despota in fatto di tendenze e altre moderne stupiderie).

E COME SE NON BASTASSE…LA SERIE TV!

Esatto: come se non bastasse, i Ferragnez sbarcano su Amazon Prime Video con la loro serie TV. Poteva mancare la versione televisiva del più mastodontico e grottesco Truman show 2.0? Certo che no, non poteva mancare. Entusiasta, così ne parla la cosiddetta imprenditrice digitale:Sono sicura che vi piacerà!”. E se lo dice lei…

UN NUOVO MODELLO DI COMUNICAZIONE CHE RENDE I FOLLOWERS DEI POVERI SUDDITI

Nel lontano 1964, il più grande studioso delle comunicazioni di massa Marshall McLuhan, teorizzò quello che sarebbe diventato per tutti il cosiddetto Villaggio globale. Un nuovo mondo, modulato e governato dall’evoluzione dei nuovi mezzi di comunicazione di massa. Scambio di informazioni e costruzione di “legàmi non legàmi”, capaci di accorciare tempi e distanze. Un gigantesco villaggio, appunto: passaggio cruciale per fare il cosiddetto salto da un paradigma comunicativo di tipo “one to manyda 1 a molti” a quello“many to many – da molti a molti”. Una parvenza di uguaglianza, un livellamento dove tutti sono mittenti e destinatari al contempo. E cosa centrano i Ferragnez in tutto ciò? Centrano, eccome se centrano. Con l’onnipresente coppia, si è invece definito un nuovo paradigma comunicativo (specie nei terribili e surreali monologhi finto politici del “cantante”): “2 to many – ovvero, da 2 a molti”. In questo villaggio social-mediatico, i loro seguaci più incalliti non sono altro che sudditi poveri e succubi. Assuefatti dalle opinioni di Chiara e Federico (soprattutto): calzanti e pertinenti come il cacio sulle linguine alle vongole…

CONCLUSIONI: ED ERNST JÜNGER CHE CI AMMONISCE

“Il Ribelle deve possedere due qualità. Non si lascia imporre la legge da nessuna forma di potere superiore né con i mezzi della propaganda né con la forza. Il Ribelle inoltre è molto determinato a difendersi non soltanto usando tecniche e idee del suo tempo, ma anche mantenendo vivo il contatto con quei poteri che, superiori alle forze temporali, non si esauriscono mai in puro movimento.”

Le parole di Jünger, il suo pensiero senza tempo e quanto mai attuale, si incastona e si lascia perfettamente contestualizzare in questo, nostro excursus. Essere Ribelli nelle più concrete ed apparentemente minute azioni quotidiane: non farsi sopraffare dalle “leggi moderne” e dalle “mode del momento”. Non cadere, dunque, nel tranello dell’idolatria dei non idoli, nell’adorazione della non perfezione, nel culto della non vita. Esattamente come quella esasperatamente costruita e narrata (in stile piano sequenza con montaggio invisibile, detto in gergo cinematografico), dai grotteschi e oramai saturati, Ferragnez.

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