Afghanistan ‘talebano’. Intervista a Massimo Fini

da Massimo Fini

Oltre alla scomposta ritirata degli americani dall’Afghanistan, sembra sia in corso un esodo di massa. E’ davvero così?

Innanzitutto c’è da riflettere su chi sta scappando, militari occupanti a parte ovviamente. Perché analizzando la provenienza dei cosiddetti ‘profughi afghani’ si noterebbe che non si tratta genericamente di afghani in fuga dal pericolo talebano ma, più probabilmente, e nella larga parte, di afghani che avevano collaborato col regime occupante e, quindi, legittimamente preoccupati delle ritorsioni. Chi non è mai scappato, invece, sono gli afghani. Non lo hanno fatto nel 1996 quando i Talebani sono saliti al potere e questo è un elemento che viene spesso ignorato. Da questo risulta evidente che il governo talebano ha governato fino al 2001 con il supporto della popolazione, cosa altrimenti impossibile per un periodo così lungo. A scappare, oggi, sono gli americani e i loro alleati ma questa non è una novità: gli afghani avevano cacciato gli inglesi nell’Ottocento, hanno respinto i russi nel 1989 e ora è la volta degli occidentali. Una tradizione militare e una vocazione all’autodeterminazione che è nel DNA di ogni afghano e che, presto o tardi, produce i suoi frutti.


Quindi l’insorgenza talebana è stata una rivolta di popolo?

La resistenza talebana è durata venti anni, dal 2001 ad oggi, e questa doveva pur contare sul sostegno concreto della popolazione. Se pensiamo che si tratta di combattenti spesso sprovvisti di armi, che le devono conquistare battaglia dopo battaglia sul campo e sottrarre al nemico, sarebbe impensabile credere che una resistenza sia stata portata avanti senza avere la maggioranza degli afghani dalla propria parte. I Talebani hanno fatto tutto da soli, bisogna riconoscerlo. Del resto il movimento talebano nasce come un movimento religioso e politico – inscindibile binomio nel mondo islamico che l’occidente stenta a capire – in Pakistan. Si militarizza, nei primi anni Novanta, in Afghanistan proprio per combattere quei signori della guerra che avevano reso il Paese ingovernabile dopo la cacciata dei sovietici e che, oggi, vengono paradossalmente invocati da una parte dell’occidente per ristabilire la pace […]

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