Glasgow, teatro dal 1 al 12 novembre 2021 di ‘Cop 26’, ventiseiesima conferenza delle Parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite. Più di trentamila delegati, fra cui numerosi Capi di Stato, per una delle più grandi kermesse internazionali sul tema ambientale degli ultimi decenni. D’altronde, mai come in quest’ultimo periodo anche in Italia si è fatto un gran parlare della cd. transizione ecologica, ovvero delle politiche necessarie per affrancare il Paese dallo stato di arretratezza nell’impiego di energie rinnovabili, al fine di condurlo verso una nuova condizione virtuosa. Economia circolare, mobilità sostenibile a zero emissioni e tutela delle biodiversità: l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite ha dettato la linea.
Dunque, per quanto il ‘tema ambientale’ fosse già noto alle cronache a partire dalla fine degli anni ’70, negli ultimi tempi sembrerebbero esserci state decise accelerazioni, al punto che lo stesso è divenuto centrale nelle agende politiche degli Stati economicamente avanzati. «Finalmente!», verrebbe da dire, vista la situazione preoccupante alla quale siamo giunti; sennonché rischieremmo di fare come i tanti ‘creduloni’, per i quali tutto è vero, rassicurante, empaticamente accettabile per il solo fatto di averlo visto in TV o letto sui social. O per essersi fatti persuadere dalle pseudo-battaglie della diciottenne attivista svedese ‘venuta dal nulla’, ambasciatrice autoeletta dell’ambiente a colloquio con papi e presidenti. L’ex piccola Greta, prima simbolo delle piazze e dei giovani (come non ricordare i Fridays For Future, ovvero ‘fare sega a scuola ma con la giustificazione’), è ora il feticcio del potere illuminato che ordina la riconversione verde in ogni programma di governo – dal PNRR nazionale al Green New Deal di Biden. Insomma, non sono questi soggetti a poterci insegnare cosa sia la Natura e la difesa dell’Ambiente… piuttosto, il contrario!

Tralasciando le campagne mediatiche incentrate sul catastrofismo climatico – il metodo è noto: agire sulle leve emozionali dell’uomo per manipolarlo e indirizzarlo verso le posizioni che debbono essere comunemente accettate – è indiscutibile che un ‘problema ambiente’ c’è e non può essere ignorato. Ma questo noi lo abbiamo sempre saputo, poiché siamo cresciuti all’interno di una cultura che non ha bisogno di definirsi ecologista, ambientalista o sostenibile per riconoscere il ruolo fondamentale della natura, fitta trama di simboli con cui Dio si esprime, teofania da rispettare e interpretare nella sua bellezza ed essenzialità al fine di conoscere se stessi.
Al contrario, nell’era post-moderna e contemporanea, quella delle rivoluzioni industriali e tecnologiche, del razionalismo, del materialismo e dell’individualismo, l’ambiente, ridotto a semplice insieme di fenomeni chimico-fisici ‘casuali’, va sfruttato fino a distruggerlo, per trarre l’energia necessaria al soddisfacimento dei bisogni, sempre più inutili, del nuovo Prometeo. E dinanzi a questo individuo cieco e sordo, la Natura ha smesso di comunicare, salvo qualche potente dimostrazione della sua presenza, in risposta alle perpetuate torture inflittegli da questo ‘uomo del progresso’.
L’uomo contemporaneo, odiatore seriale di tutto ciò che è ‘antico’ o tradizionale – anche nelle più semplicistiche vesti contadine e comunitarie, bollate come retrogradi espressioni di un mondo medioevale e superstizioso, popolato di tiranni, villani e cafoni – è inadeguato a porsi le giuste domande e a conferire le corrette risposte e, per tale motivo, vaga all’interno di un deserto che avanza e che lo conduce all’estinzione.

Così, la recente ricetta della Sostenibilità – che al pari della ‘resilienza’ rappresenta l’irrinunciabile parola del vocabolario dell’individuo integrato nel costituendo nuovo ordine mondiale – è il dogma dei tempi moderni buono per tutte le stagioni e per giustificare qualunque cosa. Cosa importa se, entro il 2050, 78 milioni di tonnellate di celle fotovoltaiche raggiungeranno il fine vita causando una montagna di rifiuti tossici, visto che il 90% degli stessi non può essere smaltito? Cosa importa se le tecnologie digitali utilizzate per consentire di lavorare in remoto diventeranno l’8,5% delle emissioni globali di CO2 nel 2035, cioè l’equivalente di tutti i veicoli leggeri in circolazione? Cosa importa se tutte le imprese non saranno in grado di diventare sostenibili, soprattutto le piccole e medie, visto che la Sostenibilità è molto dispendiosa e anticoncorrenziale, contribuendo alla concentrazione del capitale nei soliti colossi finanziari e industriali, incrementando la sperequazione fra i sempre più ricchi (pochi) e i nuovi poveri (quasi tutti)?
Dietro questa ‘sustainability’, dunque, non sembra ci sia la salute del pianeta e dell’uomo, bensì gli interessi profittevoli di alcuni. Interessi che saranno perseguiti attraverso il nuovo veicolo semantico e logico – la Sostenibilità, appunto – necessario a promuovere e alimentare una transizione modificativa dei comportamenti e degli stili di vita, investendo il piano sociale, economico, culturale e politico, senza distinzioni.
Assistiamo a una rivoluzione che si scaglierà sul vecchio mondo per distruggerlo e per crearne uno nuovo: non sono avventate le parole dell’attuale Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibile del ‘Governo Draghi’ che, parafrasando la celebre frase di Lenin, ha affermato che «la Sostenibilità non è un pranzo di gala». Una rivoluzione capace di accordarsi perfettamente con altri rivolgimenti importanti e contestuali relativi allo stile di vita, come il riconoscimento dei presunti diritti LGBT, sponda fondamentale per le ‘sempreverdi’ teorie malthusiane, ove il controllo delle nascite e la disincentivazione della natalità sono le misure necessarie per salvaguardare il pianeta.
Il nostro compito, incendiari e tedofori di ‘Fuoco’, è mettere in evidenza l’altra prospettiva della realtà e adoperarsi per le valide alternative al Sistema imperante. Partendo, prima di tutto, dalla necessità di smascherare le menzogne di chi ripete che l’ambiente va salvaguardato per il nostro bene. Le ‘filantropiche e sensibili attenzioni’ dei potenti, disposti a tutto pur di salvare il mondo, puzzano di nuovi e importanti vantaggi economici da accaparrarsi, di schemi funzionali al capitalismo apolide che col clima e la lotta all’inquinamento non c’entrano nulla. Vi fidereste del carnefice che vi tende la mano? Non c’è spazio per il complottismo: occorre solo riconoscere chi ci riduce in queste condizioni, ovvero i padri e i sostenitori del libero mercato, che hanno depauperato, annichilito e mortificato il pianeta e ora ci propongono ricette per salvarlo.
Costoro manipolano il mondo per renderlo a immagine e somiglianza degli interessi dell’uomo nuovo che, scientista, razionalista e materialista, si erge a dio e, in quanto tale, odia Dio e la Sua manifestazione. Per lui la natura non sarà mai un dono da onorare e rispettare, in quanto ‘firma della Divinità’ da intendere per ascendere, ma solamente il terreno da distruggere per precipitare.