Storie di bugie e doppiopesismi sinistri: il secondo tempo di una partita senza fine

da Chiara Soldani

Intervallo finito: si scende di nuovo in campo per il secondo tempo della nostra, apertissima partita. Quella stessa partita cui abbiamo precedentemente assistito e anche partecipato: la sfida senza fine che ci vede contrapposti ai sinistri, ai finti buoni, ai machiavellici attori. Nel primo tempo (conclusosi nel precedente articolo), abbiamo visto scendere sul metaforico rettangolo verde i vari Fedez, Lucarelli, Saviano e Scanzi. Ma, si sa, nella ripresa le formazioni possono cambiare ed eccoci servito un gran turnover: stavolta, nomi meno blasonati (si fa per dire, ovviamente), ma pur sempre meritevoli di attenzioni e, soprattutto, fondatissime critiche. Critiche non pretestuose o arbitrarie. Piuttosto, accurate analisi sui (più o meno consapevoli) smascheramenti dei suddetti personaggi: scivoloni e figuracce che hanno permesso alla verità di farsi sufficiente spazio per emergere e palesarsi.

DA FINTA VITTIMA A VERA CARNEFICE: LA STORIA DI MALIKA CHALHY

Ed ecco allora che in attacco (ma anche in difesa, nel comodo ruolo di povera vittima), troviamo lei: Malika Chalhy, la 22enne cacciata di casa poiché lesbica. Sicuramente ricorderete della sua storia strappalacrime e politicamente correttissima: un “dramma familiare” abilmente strumentalizzato e servito in pasto ai famelici “caporali dell’informazione”. La giovane e sempre piangente Malika, raccontando convulsamente la sua vicenda, aveva fin da subito raccolto (è il caso di dirlo) affetto e solidarietà soprattutto dai soliti personaggi del calibro di Laura Boldrini. Una raccolta fondi assai generosa e cospicua: circa 140mila euro che (in teoria) le avrebbero dovuto permettere di “rifarsi una vita ed iscriversi all’università”. Tutto molto bello e buono. Ma, soprattutto, buonista: peccato che a distanza di poco, la favola multicolor di Malika si sia rivelata una messa in scena di infimo livello. Nei tempi spietati dei social, nessun post passa inosservato…ed è proprio così che la povera, piccola e dolce ragazza di Castelfiorentino si è rivelata per quello che è: un’abile arrivista con “fame di fama”. Dalla famosa foto alla guida della chiacchieratissima Mercedes classe A da 17mila euro, sono poi emersi altri interessanti indizi sulla commedia da lei inscenata. Università, lavoro? Nulla di tutto ciò! I soldi racconti ed in primis versati da magnanimi bonaccioni, non solo non sono stati investiti per il concreto futuro della giovane (come inizialmente dichiarato), ma hanno piuttosto appagato la sua voglia e “bisogno di togliersi degli sfizi”. E tra le “sfiziosità” della cara Malika, possiamo annoverare mobilio e oggettistica per il suo nido d’amore con Camilla ma, soprattutto, un bel cucciolo di razza (bulldog francese), acquistato in un allevamento di Firenzuola per la modica cifra di 2.500 euro. L’allevatore ha peraltro rilasciato dichiarazioni molto eloquenti: “Pretendeva una certa riservatezza, era come se io non fossi dovuto esistere“, riferendosi ovviamente alla Chalhy. La stessa che poi, stizzita, ha persino aggiunto: “Il cane è un bene di prima necessità. Sono cavoli miei. Il cane è un supporto psicologico. Sono amante di questa razza e ho preso un bulldog. La Mercedes e il bulldog sono beni necessari“. Punti di vista, per carità: ma in questo caso, sarebbe più opportuno parlare di “svista” (e che svista per gli ignari partecipanti alla raccolta fondi!). La vicenda di questa attaccante e vittima all’occorrenza, segna uno dei più emblematici autogol (di falsità e ipocrisia) segnati dalla squadra dei sinistri: che siano panchinari o titolari, poco cambia.

ALTRO GIRO, ALTRO CORSA: LA FINTA AGGRESSIONE OMOFOBA DELL’INFLUENCER

Ma riavvolgiamo per un attimo il nastro, andiamoci a riguardare un’altra interessante carrellata di autogol. E come non ricordare quello eclatante e in “zona Cesarini” della finta aggressione omofoba? Ecco, ricordiamolo insieme…

Torniamo quindi allo scorso ottobre e tuffiamoci nel magico e patinato mondo dei cosiddetti “influencer“: quel mondo che fa del nulla e del vuoto il suo pilastro portante. All’anagrafe è Marco Ferrero ma per il mondo social si chiama Iconize. Ex fidanzato del “prezzemolino” Tommaso Zorzi, Ferrero fece parlare di sé per una presunta aggressione omofoba: ecco, appunto, presunta e non effettiva! Però lo sappiamo bene: oggi, alla “verità oggettiva” si predilige quella comoda, omologata, conforme al sistema. E così, ecco che arriva l’immancabile foto con vistoso ematoma tra zigomo ed occhio (con piagnistei incorporati nel viralissimo post). Iconize aveva persino costruito una storiella ad hoc: aggressione con tanto di insulti nel maggio 2020 e tre ragazzi che, per le vie di Milano, gli avrebbero sferrato un colpo in pieno volto: quelli bravi direbbero “fake news!”. Peccato che poi il loro (non nostro) influencer mentitore, abbia dovuto vuotare il sacco e mettere sul tavolo (sempre mediatico), le varie bugie da lui inventate: “Voglio scusarmi con tutti. Era un periodo molto buio. Tutti ne abbiamo e tutti facciamo delle grandi ca**te. Io mi vergogno profondamente di quello che ho fatto…come mi son fatto del male lo so io…scusami Barbara!“, rivolgendosi alla paladina di trash, lustrini e “caffeucci col cuore” (la D’Urso, ovviamente!).

IL VIZIETTO DEL MENTIRE: LE AFFINITÀ TRA LA CHALHY E ICONIZE

Moviola non facile da commentare ma certamente chiara e lampante: due casi emblematici di giocatori sporchi, disonesti. Due finti buoni ma, soprattutto, due finte vittime: offertesi, in cambio di soldi e popolarità, alla famelica squadra dei sinistri buonisti.

L’INCOERENZA DELLA SINISTRA “NO BORDERS” MA PRO GREEN PASS

Ora, però, torniamo alla stretta attualità. Seguiamo questo secondo tempo che vede contrapporsi i soliti noti ai “cattivissimi dissidenti” (che legittimamente criticano vaccini e si oppongono al green pass). Il clima in campo è molto teso, gli animi sono accesi e i falli da cartellino rosso, spuntano copiosi come gelati in piena estate. Minacce, litigi feroci, botta e risposta che sembrano non avere mai fine: questa ripresa si preannuncia incandescente, ancora per molto.

Loro. Proprio loro che si riempiono la bocca di slogan “colorati e petalosi” ad ogni occasione utile, come sempre predicano bene e razzolano male. Ci dicono ossessivamente che “i confini non esistono” e che è giusto “accogliere, accogliere tutti, lasciare la totale libertà di circolazione” ai poveri, innocenti immigrati ma…

MA…POI?

Poi, queste menti illuminate da lampadine infime e finte, parlano di obbligo, dovere morale nel farsi vaccinare, sanzioni e isolamento per chi non si adegua al diktat del green pass“. Insomma, ci troviamo di fronte all’ennesimo (e più fresco) cortocircuito sinistro: il famoso “due pesi due misure”, il celeberrimo “per loro libertà, per voi malvagità”. Impossibile rimanere inermi e neutrali, dinnanzi ad un simile scempio. Perché, se è vero che non sempre ciò che è giusto trionfa è comunque necessario che non si creda alle mosse dei nemici. E, soprattutto, che non si emuli il loro scorrettissimo modulo: nel campo di gioco ed in quello della vita.

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