Memoria è una parola il cui significato è declinabile in tantissimi modi. Basta, infatti, sfogliare un qualunque dizionario per capire che quando si parla appunto di ‘memoria’ è necessario farlo specificando con attenzione l’ambito al quale ci si riferisce. E questo anche perché, se si intende analizzare intensità ed effetti della capacità dell’essere umano di conservare in sé il ricordo di qualcosa o di qualcuno (in altre parole la memoria comunemente intesa), ci si trova spesso e volentieri ad avere a che fare non solo con meccanismi mentali più o meno liberi, ma anche con condizionamenti e limitazioni di carattere ideologico.
Una considerazione, quest’ultima, che vale soprattutto nel periodo attuale, in cui sembra predominare una sorta di memoria selettiva i cui confini sono determinati dal ‘pensiero unico’ e dal suo figlio purtroppo più diffuso: il ‘politicamente corretto’. Sono loro, infatti, che dettano ai più le linee guida in base alle quali ricordare (o non ricordare) fatti ed episodi.
Ecco perché, per quanto riguarda l’Italia, si è poco o nulla commemorato un centenario importante come quello della Vittoria nella Prima Guerra Mondiale. Ed ecco perché, ancora, potrebbe rivelarsi altrettanto priva di significato (non è detto, ma le avvisaglie ci sono tutte) la celebrazione di un altro centenario storicamente e patriotticamente rilevante: quello della tumulazione, all’Altare della Patria, del Milite Ignoto. Che cade proprio in questo 2021 in cui pare non sia legittimo parlare d’altro che di Covid 19 e DDL Zan.
Lasciando da parte questa che, in varie forme e sotto diversi aspetti, potrebbe senza timore di smentita essere definita una schiavitù, è utile fare qualche riflessione sui motivi per cui l’Italia è un Paese ricco (anzi, ricchissimo) di Eroi più o meno conosciuti che però non vengono (quasi) mai adeguatamente commemorati.
La questione, che si ricollega tra l’altro al discorso iniziale sulla memoria, è in realtà abbastanza semplice. Al di là di rare e pregevoli sacche di resistenza culturale e valoriale (che rappresentano però eccezioni), generalizzando un po’ – ma neanche così tanto – si può dire che siamo un popolo di smemorati che, per comodità e ignoranza, non legge, non studia, non approfondisce. Siamo, in altre parole, un popolo che si accontenta delle verità raccontate da altri. Ovvero, per quanto riguarda la storia, dai cosiddetti vincitori, che hanno importato ed imposto (e qui ritorniamo al discorso iniziale) un “pensiero unico” in cui la memoria non è altro che la fotografia di steccati ideologici che annullano identità e patriottismo. Elementi questi che il citato ‘mainstream’ interpreta erroneamente ‘ad excludendum’ quando in realtà significano esattamente il contrario. Ricordare la propria storia, i propri Eroi e il sangue versato per fare grande la Patria, infatti, vogliono dire apprezzamento comune delle proprie radici e, proprio per questo, anche riconoscimento delle radici – diverse ma altrettanto importanti – di altri […]
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