Il termine smart working (in questo articolo proveremo a ridurre al minimo gli anglicismi), o per meglio dirla in italiano ‘lavoro agile’, entrato a pieno titolo nel lessico nazionalpopolare per effetto della pandemia, rappresenta una modalità ed organizzazione del lavoro alternativa alla presenza in ufficio, ed è regolamentato dalla Legge 81/2017 (artt.18-24).
Questi sono i dati emersi dalla ricerca dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano e sono numeri sufficienti per capire la portata del fenomeno su scala nazionale:
«Durante la fase più acuta dell’emergenza lo smart working ha coinvolto il 97% delle grandi imprese, il 94% delle pubbliche amministrazioni italiane e il 58% delle PMI, per un totale di 6,58 milioni di lavoratori agili, circa un terzo dei lavoratori dipendenti italiani, oltre dieci volte più dei 570mila censiti nel 2019. Il maggior numero di smart worker lavora nelle grandi imprese, 2,11 milioni, 1,13 milioni nelle PMI, 1,5 milioni nelle microimprese sotto i dieci addetti e infine 1,85 milioni di lavoratori agili nelle PA». Occorre innanzitutto specificare che nella quasi totalità dei casi non si è trattato di vero lavoro agile, che a norma di legge presuppone un’assenza di vincoli a livello di orario e di spazi, bensì di una forma ibrida tra lavoro agile e telelavoro, che potremmo tranquillamente definire ‘lavoro da casa.
Molteplici sono stati i vantaggi per le aziende, in termini di aumento della produttività, riduzione dell’assenteismo e dei costi fissi della logistica. Anche per i lavoratori i benefici non sono mancati, come la diminuzione delle spese di carburante e dei tempi di trasporto. Almeno fino a quando il protrarsi dello stato di emergenza e le analisi costi/benefici delle aziende non hanno esasperato la situazione.
Termini come ‘distanziamento sociale’, ‘nuove abitudini’, ‘nuova normalità del lavoro’, anche attraverso l’ossessiva amplificazione fornita dagli organi di stampa e televisivi, sotto intendevano in realtà qualcosa di molto più articolato e profondo di un semplice diverso approccio all’organizzazione del lavoro […]
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