Chi ha paura della ‘vita’? Intervista a Jacopo Coghe (con buona pace di Fedez)

da Jacopo Coghe

Siamo davanti ad un assalto totalitario contro gli istituti che hanno da sempre caratterizzato le civiltà e sembra che tutte le categorie religiose, morali, sociali e culturali debbano essere invertite. C’è ancora spazio oggi, per una cultura della vita, della famiglia, del matrimonio tra un uomo e una donna e di tutto quello che fino a poco tempo fa era considerato come ‘normale’?

Il motivo per il quale sorge Provita e Famiglia è esattamente questo. Promuovere e difendere, laddove sia necessario, quanto di buono e di bello è tutt’ora presente nella nostra società e intorno a cui ruota ciò che può dirsi una ‘società civile’. Credo sia evidente che siamo di fronte a un bivio della nostra società: da un lato c’è chi propone un’antropologia relativista ed edonista, un concetto di uomo completamente liquido e perfetto consumatore; dall’altra troviamo un’antropologia che mette al centro il Bello, il Buono e il Vero, dove la famiglia e la comunità sono centrali: sebbene oggi sembrino minoritarie, ci sarà sempre spazio per le nostre idee, anche se saremo sempre più delle ‘minoranze creative’. La terribile inversione dei principi che oggi si sta verificando – e soprattutto la sua spaventosa velocità – deve risvegliare le coscienze di coloro che, in forza dei propri principi, si sentono categoricamente distanti e diversi da questo mondo perverso. Ormai questi sono i tempi: chi non si adopera per difendere determinati istituti e valori fa il gioco dell’avversario. 

In Italia abbiamo 10 milioni di poveri, 3,5 milioni di disoccupati, 400 mila partite iva che stanno chiudendo, più di 60 mila persone senza un tetto sulla testa. Siamo al punto più basso di natalità dall’unità d’Italia e abbiamo sanità, scuola e trasporti al collasso. Ma la priorità della maggioranza, così pare, sono i presunti diritti civili: cosa succede?

A voler ascoltare la martellante propaganda che subiamo quotidianamente sui media sembrerebbe addirittura che le persone omosessuali siano prive di qualsiasi tutela e che se qualcuno dovesse malauguratamente aggredirle non sarebbe passibile di alcuna denuncia o condanna penale. La realtà invece è tutt’altra: il codice penale già tutela ogni cittadino qualsiasi sia il proprio orientamento sessuale, credo politico, etnia, etc. da qualsiasi violenza fisica o verbale. Non è un caso che proprio il Presidente della Repubblica Mattarella, nello scorso 17 maggio – giornata contro l’omotranfobia – si è palesemente richiamato all’art. 3 della Costituzione […]

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