Mentono, sbraitano, strumentalizzano. Indossano la maschera mansueta dell’umanità, della tolleranza ad oltranza e sempre per partito preso. Raccontano una realtà parallela: romanzano persino i fatti di cronaca, a loro assoluto piacimento e cinica convenienza. Ma, come ogni personalità bipolare, finiscono per rivelare il vero volto, la loro più spietata natura.
Eccoli, gli odiatori seriali e bugiardi cronici della sinistra italiana: protagonisti di un film già visto più e più volte, dal copione scontato e meccanicamente ripetuto. Passano gli anni e si collezionano fatti di costume, si accumulano vicende di cronaca. Passa tutto questo, sì. Non passa però la farsa grottesca dei vari Saviano, Boldrini, Lucarelli, Scanzi, Fedez. Una nutrita squadra con tanto di panchinari, sempre pronti a bordo campo per poter entrare (famelici), nelle losche dinamiche di gioco.
Le ipnotiche tattiche dei “poteri forti”
Del resto, persino l’opinione pubblica (giudice di questi improbabili processi), ha già stabilito da tempo chi sia buono e chi sia cattivo. Chi merita paroloni di stima e servilismo stucchevole e chi, di contro, deve incassare duri, squallidi colpi. È sempre lei, quell’opinione pubblica che ha già ampiamente condannato, in via definitiva, coloro che si oppongono a conclusioni semplicistiche ed avventate (caratterizzate sempre da accuse di discriminazioni, razzismo, machismo, misoginia e via discorrendo).

Il doppiopesismo senza vergogna della sinistra made in Italy
Lo abbiamo visto negli anni, in fatti di cronaca eclatanti e cruenti: l’uccisione di Pamela Mastropietro, lo stupro di Desiree Mariottini (violentata, drogata e lasciata morire nel quartiere romano di San Lorenzo). Lo abbiamo riscontrato, questo sinistro doppiopesismo all’occorrenza, con il triplo omicidio a suon di picconate del ghanese Adam Kabobo (nella Milano tutta radical chic firmata Beppe Sala). E lo notiamo anche oggi, nei fatti più recenti e mediaticamente manipolati: i libri “a testa in giù” di Giorgia Meloni con fior fior di professori e pseudo intellettuali gaudenti ed impuniti (nonostante insulti e boicottaggi sovietici). Non da ultimo, il suicidio irresistibilmente strumentalizzabile (e strumentalizzato) del giovane Said Visin: il promettente calciatore di origini etiopi adottato da una famiglia di Nocera Inferiore. Una vicenda dolorosa di suo, viziata di becero sciacallaggio da uno dei contemporanei antieroi per eccellenza: Roberto Saviano. Non bastano neppure le dirette parole del padre di Said: « Mio figlio non si è ammazzato perché vittima di razzismo. È sempre stato amato e benvoluto… ». Non basta la richiesta esplicita di finirla con le inopportune speculazioni: per il compagno Saviano e fido clan, il gesto estremo di Said è tutta colpa dell’Italia razzista e delle politiche discriminatorie di Salvini e Meloni.
Status quo manipolato e fabbricazione delle fake news
Nel laboratorio del male della sinistra nostrana, la verità deve essere abilmente scomposta, vivisezionata ed infine rielaborata con cinismo inaudito. I fatti scomodi, vanno rigorosamente taciuti. Quelli potenzialmente congeniali alla propria, personalissima propaganda, meritano invece un trattamento composito ed attento: guai farsi sfuggire ghiotte occasioni per mentire, infangare, recitare. Del resto, come già scriveva George Orwell in “1984”, «La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza». Ed ancora: « Se tutti i documenti raccontavano la stessa favola, ecco che la menzogna diventava un fatto storico, quindi vera».

I favoritismi a sinistri & Co(mpagni)
In mondo non meritocratico (quasi in tutti gli aspetti della vita, dai più pubblici ai più privati), lo squadrone della sinistra gode sempre di favori arbitrali, applausi garantiti da un pubblico nutrito ma distratto, manne benevole di magistratura e cosiddetti “poteri forti “. Una vera e propria élite, bugiarda ed ipocrita. Un caporalato consapevole, sempre intento a raccogliere bugie e piantare fake news, alla corte di spietati e potenti caporali, appunto. Ricordiamo per un attimo le parole di Galileo Galilei, a proposito di ciò: «Chi non conosce la verità è sciocco, ma chi pur conoscendola la chiama menzogna è un criminale». Quindi, seppur ben accessoriata ed ampiamente verosimile, la narrazione menzognera dei nostri nemici va sempre e comunque identificata, rivelata e punita. Oltre ogni più o meno credibile apparenza, che si cerchi sempre e comunque la pur scomoda verità: scomoda per loro e mai per noi.