Ovviamente il titolo di esordio di questo commento alla recente sparata del prezzemolino Andrea Scanzi, lo chiariamo subito, è una provocazione. Quella di Scanzi no, invece. La sua uscita è frutto dell’ignoranza, e di una bella dose di arroganza, bella e buona, senza se e senza ma. Sarebbe però fin troppo facile rispondere a questo giornalista-influencer, che non ha mai deciso cosa essere da grande (un po’ conduttore, politico conto terzi, opinionista fisso, autore di poco note opere teatrali) facendo un elenco che lo lascerebbe a bocca asciutta. L’elenco, cioè, delle centinaia di uomini (e donne) che fanno parte del pantheon culturale della cosiddetta “Destra” e di cui Scanzi – e qui sta la sua ignoranza ed arroganza – non è evidentemente a conoscenza, pensando che la storia di questa inizi con Gianfranco Fini al governo o con Salvini che fa l’aperitivo Papeete.
Scanzi ma sei sicuro che la cultura di sinistra non nasca… a Destra?

Intanto, una domanda provocatoria a Scanzi. Il quale evidentemente pecca di conoscenza degli autori di Destra ma dovrebbe ben conoscere uomini e donne che hanno fondato la cultura di Sinistra in Italia. Non certamente quelli attuali – Fedez, su tutti – ma quelli che ‘di cultura’ poterono effettivamente definirsi.
Ci riferiamo alle Elsa Morante, Eugenio Scalfari, Fidia Gambetti, Michelangelo Antonioni, Renato Guttuso, Carlo Lizzani, Pier Paolo Pasolini, solo per citarne alcuni. Beh, caro Scanzi, indovina un po’ dove si sono formati ed hanno iniziato la loro carriera di uomini e donne di cultura? Nel regime fascista! E non furono, in molti casi, dei tiepidi intellettuali sotto copertura ma degli agitati e convinti assertori del più radicale fascismo intransigente. Alcuni più mussoliniani dei mussoliniani. Dunque, caro Scanzi, ecco una prima risposta alla tua provocazione: cerchi uomini e donne di cultura “di Destra”? Guarda… a sinistra.
La provocazione di Scanzi mette il dito nella piaga: a che punto è la cultura a Destra?
Accettiamo la provocazione di Scanzi, e qui veniamo al nostro titolo parimenti provocatorio. Effettivamente Scanzi, pro bono suo, mette il dito nella piaga perché se ci guardassimo intorno, oggi, quale sarebbe la pattuglia di intellettuali di Destra (etichetta che usiamo per convenzione più che per convinzione)? A parte i sempreverdi Buttafuoco e Cardini, ed anche un Veneziani, le nuove leve si contano sulle dita di una mano. I Borgonovo all’orizzonte, giovani e qualificati, quanti sono? Forse un paio, forse meno. Ma di chi è la responsabilità? Dobbiamo, quindi, accettare che Scanzi abbia effettivamente ragione e – nella sua arroganza – abbia detto una cosa vera? Sì e no. Sì perché effettivamente la ‘conta’ di cui sopra è abbastanza impietosa e i numeri parlano. No, perché di cultura “a Destra” c’è n’è parecchia e veniamo dunque al tema.
Perché non esiste (organicamente) una cultura di Destra ma solo tante Destre che fanno cultura?
Manca una visione, un progetto, una rete. Facile a dirsi, direte. E avreste ragione. Perché queste tre paroline magiche – visione, progetto, rete – non si costruiscono con un articolo né con le belle parole: servono anni, impegno, metodo. A Sinistra, invece, la tesi dell’egemonia gramsciana, e quindi del dominio e dell’occupazione della cultura, l’hanno capita da almeno 70 anni a prescindere dal fatto che l’abbiano poi utilizzata per obiettivi decisamente diversi da quelli auspicati da Antonio Gramsci: acquisire prebende e posizioni di rendita e di potere per sé e i propri fidi adepti.

Abbiamo diversa strada da recuperare ma la frammentazione e l’implosione di ogni ideologia, e collateralmente l’indebolimento (non la sconfitta!) di ogni struttura para-partitica operante nel settore della cultura, apre comunque degli spazi. Non delle possibilità di rovesciare le sorti della partita – o almeno, non oggi – ma delle possibilità sì. Pensiamo, per esempio, alla possibilità di occupare degli spazi lasciati sempre più scoperti dal nemico, come il presidio della carta stampata e dell’informazione reale e di prossimità per aderire anima e ‘core’ al mantra della comunicazione digitale. Pensiamo alla costituzione di neonate riviste, come per esempio FUOCO, che fanno ‘rete’ tra quelle penne e intellettuali non conformi che meritano visibilità e una cassa di risonanza in più, e gli esempi potrebbero proseguire.
Una risposta (interlocutoria) a Scanzi

‘Caro’ Scanzi, hai in parte ragione – ma non per i motivi che pensi tu – ed hai al contempo torto marcio, per motivi che non diciamo noi ma che sono di lapalissiana oggettività. Quello che possiamo fare però è ringraziarti perché ci hai offerto un assist per un momento di ragionamento sincero e forse un po’ caustico ma soprattutto perché come dice il ‘Mahatma’ Ghandi – ammiratore di Mussolini anch’egli! – «Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci». Tu dunque oggi ci deridi, solo perché hai smesso di ignorarci evidentemente. Ma se il sillogismo ghandiano è corretto, e non abbiamo motivi per dubitarne, la fase successiva sarà quella che rimescolerà le carte, contro ogni frase arrogante e pressopochista che pretenda di mettere la parola ‘fine’ sulla cultura di Destra.