«L’inintelligenza di un gran numero di uomini, o potremmo addirittura dire della maggioranza di essi, soprattutto nella nostra epoca, è forse – scriveva René Guénon in “Iniziazione e realizzazione spirituale” – la cosa più difficile da sopportare che ci sia in questo mondo».
E, in effetti, è davvero un arduo compito sopportare la crassa ignoranza dei più, in particolare quando essa sia accompagnata dalla superbia che, in questi tempi ultimi, dilaga e anima le comparse di questo talent show di fine ciclo. Di tanta pazienza bisogna dunque innanzitutto armarsi a fronte dell’ignoranza umana. Nella tradizione islamica, questa particolare forma di sopportazione dell’ignoranza altrui è il fondamento del vero significato dell’elemosina e, quindi, dell’aspetto più interiore di tale precetto religioso.
Ma tollerare la stupidità altrui cosa significa? Accettare forse passivamente e rassegnarsi a che l’ignoranza abbia nel mondo il sopravvento? No. Significa accettare che nel mondo vi possano essere uomini che ignorino la verità ma senza restare a guardare: infatti – ricorda sempre Guénon – «il sopportare quest’incomprensione non significa che si debba giungere a concessioni di qualsiasi genere o rinunciare a rettificare gli errori a cui essa dà luogo».
Sopportazione attiva, dunque, anche di fronte all’ignoranza, senza rinunciare a ribadire e difendere la verità anche quando i più la ignorino o, peggio, la neghino. Non era forse Sant’Agostino ad affermare che «a forza di vedere tutto si finisce per sopportare tutto; a forza di sopportare tutto si finisce per tollerare tutto; a forza di tollerare tutto si finisce per accettare tutto e a forza di accettare tutto si finisce per approvare tutto»?
Ma allora, esclusa la rassegnazione passiva, che si deve dunque intendere per pazienza e sopportazione da un punto di vista propriamente tradizionale? …
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