“Non avrai più nulla”: la ricetta mondialista della felicità – Intervista a Cristiano Puglisi

da Cristiano Puglisi

Leasing, noleggi a lungo termine e sharing di qualsiasi cosa sembrano essere il futuro. Qual è il senso ultimo di questa sharing economy

L’attuale contesto è l’approdo naturale della sbornia liberista avviatasi negli anni Ottanta, caratterizzato da una brutale concentrazione del possesso del denaro e dei mezzi di produzione senza precedenti e, in estrema sintesi, da una condizione della maggior parte degli esseri umani di sostanziale schiavitù. Per indorare la pillola il sistema ha presentato questi sviluppi come positivi, con una terminologia mirata a illuminare di caratteristiche virtuose mutamenti sociali in gran parte peggiorativi. Il concetto di ‘economia della condivisione’ cela il fatto che, fondamentalmente, l’uomo deve condividere perché non può più permettersi di essere proprietario, non avendo più un reddito da lavoro sufficiente.

Il World Economic Forum (WEF) dice “entro il 2030 non sarai proprietario di niente e sarai felice“: sadica ironia? 

Esattamente. Si sostiene che l’impossibilità di acquistare un’auto o una casa sia una situazione quasi desiderabile, condendo il tutto con concetti dal sapore etico, come la ‘sostenibilità’. In questo modo, con il continuo martellamento dei media, queste visioni assolutamente ingannevoli vengono interiorizzate dalla popolazione, che a un certo punto le fa proprie come valori. Si pensi, per esempio, a come è stato presentato, dai primi anni Duemila, il mito della ‘flessibilità’ in ambito lavorativo: chi non era flessibile, chi sognava il ‘posto fisso’, chi non voleva lasciare la propria comunità per cercar fortuna nei pub di Londra come cameriere era denigrato come retrogrado o poco ambizioso. A quali devastanti conseguenze abbia portato la rinuncia a rivendicare una stabilità lavorativa, è oggi sotto i nostri occhi…

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