La disgregazione sociale è la tendenza moderna a rendere gli individui entità separate, facilmente individuabili e attaccabili, nel contesto di una “guerra civile” che vede contrapposti uomini con valori, costumi e abitudini profondamente diversi.
La cronaca urbana registra ogni giorno le manifestazioni concrete di un conflitto in rapida espansione, la cui bassa percezione è inversamente proporzionale al rischio.
La micro-criminalità si configura sempre più come scontro di culture, che vedono opporsi il valore materiale degli oggetti a quello della vita: morire sgozzati per essere rapinati di un orologio è lo scenario che ormai tutti possiamo trovarci ad affrontare.
Il terrorismo organizzato in cellule che, ispirate da una predicazione fanatica, si attivano per colpire la cerchia più prossima nelle vie e negli spazi della città o del paese dove fino ad allora sono state dormienti è la realtà a cui l’Europa si sta abituando. Esempio ne sono i roghi e gli sgozzamenti nelle chiese di Francia, con gli attacchi al coltello in Germania e in Svizzera, con le macchine e i furgoni lanciati contro i passanti in Spagna e Inghilterra. Ogni individuo, isolato e abbandonato a se stesso, vittima di predatori feroci, diviene incapace di prendere la giusta decisione, in un momento in cui l’ansia prevale e tutto diventa meno chiaro. Come fare dunque per sopravvivere quando il pericolo è reale?
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