Lo staff governativo, col ‘ministro della Speranza’ in testa, ci ha sottoposto ad una segregazione forzata cavalcando l’alibi di una necessaria e urgente tutela collettiva e scaricando, vergognosamente, sulla sanità le responsabilità del contagio. Potremmo anche condividere questo ‘scarico di responsabilità’, se la pandemia fosse estesa a livello nazionale e non globale. La ‘bulgara’ uniformità di comunicati e di misure restrittive, da un continente all’altro, fa piuttosto pensare ad un progetto preparato con cura da lungo tempo, in cui la salute pubblica avrebbe dovuto necessariamente giocare – come infatti è stato – un suo ruolo che conferisse credibilità al piano prestabilito.
Probabilmente l’attuazione di una quarantena iniziale avrebbe circoscritto la pandemia alla regione di Wuhan. Invece i nostri fantocci al governo sono intervenuti con colpevole ritardo, accusando inizialmente di xenofobia chi chiedeva un blocco delle frontiere e decretando successivamente un arbitrario confinamento nazionale, anziché blindare e sanificare i focolai iniziali della Lombardia. Malgrado le autorità simulino sincera preoccupazione alle fluttuazioni dei contagi, non perdoniamo il loro negligente disinteresse degli anni precedenti, indifferenti alle migliaia di morti e alle segnalate carenze croniche di posti letto nelle terapie intensive, spesso con ricoveri in sovrannumero rispetto alla pianta organica, con rianimatori costretti a trasferire pazienti critici anche fuori regione, nell’attesa che si liberasse un letto di rianimazione…
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