Droga: arma di distrazione di massa

da Il Dispaccio

Parlare di droga in un Paese dove il contrasto allo spaccio lo fa l’inviato di Striscia la Notizia in bicicletta, e non chi vi sarebbe preposto, e dove – seppur fra alcune ombre – una delle poche serie comunità di recupero (San Patrignano) viene criminalizzata da una docuserie targata Netflix, la dice lunga. La lotta senza quartiere alla droga, in Italia e nel mondo occidentale tutto, è ormai un tabù. Oggigiorno si parla talmente tanto di droga che viene banalizzata, accettata, tollerata, eletta a parte della cultura pop nel mondo dove tutto è lecito. Parlare, dunque, di contrasto alla droga è un atto rivoluzionario e controcorrente ed è giusto che torni ad essere una delle battaglie fondanti del nostro ambiente politico, metapolitico e umano. Quel che soprattutto non si racconta più è che la droga è anzitutto uno strumento di morte: uccide l’uomo e distrugge i popoli. Ma nonostante tali effetti distruttivi siano noti da sempre, il sistema – dopo aver creato il vuoto negando esempi, famiglia e valori – cerca di rendere la droga accettabile, in un clima di subliminale accondiscendenza. Evidentemente chi regge questo sinistro gioco sa bene che le opinioni si formano in maniera sottile e che le parole contano poco.

Non a caso, criminali e spacciatori sono protagonisti di film e serie TV e rappertrapper sono i nuovi modelli; mentre le filippiche in TV di ipocriti perbenisti, scandalizzati perché «tra i giovani gira la droga», risultano funzionali solo a far sentire ‘ribelli’ consumatori e spacciatori. La soluzione ‘alla Saviano? “Legalizzatele”, figuriamoci un po’…

Droga non è solo una sostanza chimica, ma tutto ciò da cui si dipende: abuso dei social, pornografia, o dipendenza dal lavoro. Si rinuncia alla coscienza per cercare l’appagamento in altro, così come vuole il regime democratico.

Infatti, per un sistema fondato sul consenso della maggioranza, il rincoglionimento è l’arma più forte: negare ogni superiore principio rende il consenso manipolabile, insabbiando tutto ciò che la democrazia non può dare, nel suo relativismo e nella sua mediocrità.

Piegato dai propri problemi il (tossico-)dipendente attende dall’esterno, da una sostanza, la propria via di fuga, illusoria. «Schiavo è colui che aspetta qualcuno che venga a liberarlo», insegna Ezra Pound: di fronte al non-senso della propria vita, il servo-tossico, china la testa, al cospetto della sostanza-padrone, non sceglie la luce del riscatto, ma la tenebra di momentanei picchi di euforia oltre i quali il tonfo nel baratro è ancor più abissale.

È per questo che scegliere la vita, con lucida e cosciente pienezza, è il più duro colpo che infliggiamo al nemico. 

Non è un caso che le Comunità appartenenti al coordinamento nazionale de La Grande Onda – radicate su tutto il territorio italiano – siano da sempre impegnate in azioni di sensibilizzazione sul tema. Ne potremmo citare tante di iniziative al riguardo, come la scooterata contro la droga, con decine di moto e motorini a scorrazzare inscenando flash mob nelle principali piazze della Capitale (paradossalmente inseguiti a volte da quelle forze dell’ordine che forse potevano dedicarsi proprio al contrasto alla droga). O come la realizzazione di un manifesto-shock dall’inequivocabile titolo “Droga arma di distrAzione di massa” che ha tolto il sonno a questurini e compagni di tante città italiane, desiderosi di scoprire chi si fosse preso la briga di attaccare centinaia di manifesti la stessa notte in tutta Italia. Ancora, i tornei di calcetto, per dimostrare che lo sport è un’arma vincente contro spazio, degrado e stili di vita funzionali all’abuso di sostanze (anche quelle leggere fanno schifo!) e molto, molto altro ancora.

Tante iniziative tra moltissimi partecipanti, ma sempre un solo spirito e una sola idea: la libertà è la conquista eroica e rivoluzionaria fatta di disciplina, tensione costante e gioia di vita, in cui viene presa di petto ogni miseria, ogni euforia, ogni fantasma delle nostre anime, per essere bruciati nel Fuoco che ci anima, affinché possa trasfigurarli in pura Luce, offrendoli a Ciò che di più Alto ci trascende.

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2 commenti

Bruno Sganga 10 Aprile 2021 - 17:05

Bella iniziativa, per ora acquisto il primo n.ro digitale e poi vedremo. Mi permetto però conoscendo il settore e vivendolo, che a “destra” in senso lato, si è spesso consumato l’errore di non dare al mondo agroalimentare ed enogastronomico (dunque terra e tavola) il giusto peso, immaginandolo come un semplice fatto di “cibo” materiale. Cosa non vera ma che ha permesso, non a caso, alla “sinistra” (sempre in senso lato) di appropriarsi di un argomento invece vitale e con tanti significati ben oltre il materiale. Basti pensare all’inziaitiva di Slow Food sorta da una costola de Il Manifesto, mentre a destra il silenzio o quasi. Ripeto, ancor prima che come enogastronomo e giornalista, lo dico avendo vissuto in prima persona questa condizione e con tentativi, in passato, mai accolti nell’ambiente. Buon lavoro a tutti e cari saluti. Bruno Sganga

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Gianmario 28 Aprile 2021 - 15:42

Sto aspettando con grande curiosità la rivista a cui mi sono abbonato. Riguardo al commento qui sopra, come non sottoscrivere punto su punto quanto scritto? Fa piacere vedere che siamo comunque parecchi a pensarla allo stesso modo su problematiche del genere.

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